In Senato sulle conseguenze maltempo
Il testo dell'intervento del sen. Rutelli in Senato dopo l'informativa del ministro dell'Interno Cancellieri sulle conseguenze derivanti dal maltempo
Signora Presidente, ringrazio il ministro Cancellieri: siamo lieti che anche in questo settore così importante vi sia un Ministro che associa antica competenza e fresca passione nel suo impegno. È un momento difficile ed assicuriamo al ministro Cancellieri il sostegno del nostro Gruppo per il lavoro che svolge.
Signora Presidente, nei dieci minuti di tempo a me assegnati vorrei affrontare tre questioni: i fatti (sarò molto breve perché il ministro Cancellieri li ha già descritti compiutamente), la macchina o meglio l'architettura del sistema nel nostro Paese ed alcune valutazioni di prospettiva.
Anzitutto aggiungo la mia voce e quella del Gruppo Per il Terzo Polo:ApI-FLI del Senato al ringraziamento nei confronti di chi ha operato. Penso alle zone interne, ai piccoli comuni, alle zone montane. Oltre alle Forze di polizia ed alle strutture della Protezione civile, non c'è dubbio che quanto è stato fatto dall'Esercito, dal Corpo forestale e dai Vigili del fuoco debba meritare il plauso e la gratitudine. In molti casi, si è fatto più di quanto richiesto dai compiti di servizio. Questo è uno dei tratti fondamentali - dobbiamo ricordarlo - delle qualità italiane. Chi si mette al servizio lo fa non perché abbia un orario da rispettare e mansioni da attuare, ma lo fa perché sente un di più di civismo e di voler dare un contributo al bene della propria comunità.
Signor Ministro, non ci dobbiamo dimenticare che ancora oggi mentre parliamo vi sono alcune migliaia di persone, ad esempio nella Provincia di Roma, senza elettricità e senza acqua: ad una settimana di tempo da questo evento pur prolungato, ciò è grave.
Dobbiamo capire come si deve assicurare rapidamente, anche in contrade disperse nel territorio, un tipo di intervento vitale, primario, che poi purtroppo è all'origine di molti decessi che si stanno registrando; infatti, in tanti casi l'isolamento e la mancanza di assistenza alle persone anziane determinano la morte o condizioni gravissime di salute.
Signora Ministro, è molto importante prevedere cosa si dovrà fare, da parte degli organismi che ieri sono stati coordinati in modo efficace nel comitato operativo della Protezione civile, in vista di un nuovo grave e severo momento di attacco dal punto di vista delle condizioni meteo che toccherà, come lei ha ricordato, quasi tutto il nostro Paese.
Non farò alcuna polemica. È evidente che la situazione della città di Roma, non solo per la rilevanza e il numero di persone toccate e colpite, ma anche per il fatto che si tratta della Capitale d'Italia, esige una puntualizzazione. Il punto che talvolta, secondo me, i sindaci dimenticano - e parlo di tutti i sindaci italiani - è il fatto che il sindaco, in base alla legge n. 225 del 1992, è autorità di Protezione civile. Noi siamo in un Paese nel quale spesso i sindaci reclamano maggiori poteri, e ricordo negli ultimi tempi - lei era prefetto - un carnevale di ordinanze di sindaci che volevano proibire di sostare sulle panchine e di consumare i chewing gum, nonché altre misure assolutamente bizzarre per dimostrare di essere incidenti su alcune materie che possono toccare l'opinione pubblica, ma dimenticano alcuni piccoli dettagli, ossia che la responsabilità sul territorio della Protezione civile spetta al sindaco. Il sindaco, come prescrive la suddetta legge, «assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al Presidente della giunta regionale» e «chiede l'intervento di altre forze».
Sottolineo tali aspetti perché è evidente che i sindaci oggi sono indeboliti, hanno meno risorse, e che i sindaci dei piccoli centri sono più deboli, così come i sindaci di grandi città si trovano talvolta a fronteggiare problemi giganteschi, che vengono esponenzialmente aggravati se non ci si rende conto del fatto che emanare un'ordinanza di urgenza, come è avvenuto a Roma, di chiusura immediata degli uffici pubblici e delle scuole, improvvisamente, alla fine della mattina di venerdì, ossia nel momento di massimo traffico nell'uscita dalla città di coloro che il venerdì ritornano spesso nelle località di residenza, e caricare senza un'organizzazione e senza preavviso questa massa di persone nella congestione improvvisa della violenta nevicata, avrebbe determinato semplicemente la paralisi. La situazione è stata poi aggravata dal fatto - per citare la situazione più drammatica, quella del raccordo anulare - che non sono state date le disposizioni per tenere sgombre le corsie di emergenza. Trasformate queste ultime in parcheggio di fortuna, il raccordo anulare è diventato un incubo di un centinaio di chilometri di automobili bloccate.
Tutto ciò è nato dalla mancanza di pianificazione, di fronte a un evento che era - si può discutere sui centimetri previsti - il più annunciato che si potesse immaginare.
Questo tipo di problemi ci richiama la questione di sistema, con una premessa: anche i colleghi più scettici sulle problematiche del cambiamento climatico e dei suoi effetti devono considerare il fatto che, al di là di una visione politica e ideologica sugli aspetti dell'ambiente e del clima, non c'è dubbio che ci troviamo già oggi dentro gli effetti di quelle componenti di estremizzazione dei fenomeni climatici che i più autorevoli scienziati già da almeno 15 anni hanno preconizzato. Dunque l'Italia, che ha un sistema e una struttura territoriale così fragili, deve organizzarsi meglio, perché la severità di simili eventi colpirà più severamente il nostro territorio e le sue grandi fragilità.
Ho letto un interessante studio sull'alluvione ligure dell'ottobre scorso elaborato dalla facoltà di agraria di Firenze, che ha documentato come il 95 per cento delle frane abbia interessato terrazzamenti abbandonati e invasi da vegetazione incolta, mentre invece i terrazzamenti ben gestiti - la storia della Liguria - hanno visto solo in cinque casi su ottantotto, di quelli censiti, realizzarsi delle frane.
Questo vuol dire che la grande problematica della corretta gestione del territorio e del coordinamento è fondamentale. Ho visto con piacere che il Governo ha attribuito risorse per l'assetto idrogeologico ai ministri Clini e Barca che dovranno gestirle dando ad esse modalità operativa.
La fragilità dell'Italia è fatta anche di cattiva gestione e cattivo coordinamento. Per quanto riguarda la Protezione civile, il cattivo coordinamento sta a significare mancanza di previsione e pianificazione. In realtà mai siamo stati in grado di prevedere così bene gli eventi nella storia recente, ma in tema di pianificazione mai, signora Ministro, siamo stati messi così male.
Ho apprezzato il suo atteggiamento rispetto alla Protezione civile. È evidente a tutti, infatti, che la Protezione civile negli anni passati ha sconfinato e lo ha fatto perché disponeva di una copertura politica da parte dei diversi Governi, ben lieti di avere un organismo efficiente in grado di svolgere il pronto intervento, un organismo dotato di procedure adeguate - le ordinanze della Protezione civile erano tutto - e di risorse. Quest'organismo però ha vissuto un processo di gigantismo che ha portato poi agli eventi critici negativi di cui si è occupata la magistratura. Guai però affermare che, dovendo venire meno al gigantismo, la Protezione civile si debba indebolire o peggio ancora demolire perché non esiste alternativa, signora Ministro, e lei lo sa bene. Attualmente, infatti, la struttura della Protezione civile è collocata presso la Presidenza del Consiglio, dove svolge una funzione trasversale tra le diverse amministrazioni ed è in grado di coordinare operativamente qualcosa che da solo il Ministero dell'interno, pur con le sue straordinarie potenzialità, non potrebbe fare. Rimettiamo quindi le cose nella direzione giusta, perché sappiamo bene che un decentramento, a fronte di un tessuto organizzativo dei nostri Comuni e delle nostre Regioni via via più slabbrato, anche a causa del calo delle risorse, non porterebbe da nessuna parte.
Sono d'accordo quindi con la linea che il Governo sta tenendo. La Protezione civile non si può assolutamente smantellare; sarebbe criminale e prendere a pretesto le vicende infauste e infelici degli ultimi tempi sarebbe, da parte nostra, un grave errore. La mia conclusione quindi è positiva.
Vorrei tuttavia sottolineare una criticità di cui si parla poco e su cui il Governo dovrebbe dire qualcosa in più: l'emergenza gas. Temo vi siano inadeguatezze tecniche all'origine della insufficiente erogazione in questo momento di crisi. I nostri concittadini chiedono la proroga dei termini e delle scadenze fiscali di pagamento e contrattuali nei territori che hanno subito i disagi più grandi; rimborso agli utenti, anche sulle prossime bollette, per chi ha patito disagi per mancanza di luce, acqua, gas e, infine, la riapertura delle scuole e il recupero dei giorni persi, anche durante le vacanze pasquali, per evitare danni prolungati all'apprendimento e all'insegnamento. Ma soprattutto, signora Ministro - e concludo signora Presidente - nei prossimi giorni confidiamo si faccia tesoro anche degli errori della settimana scorsa e che il Governo, utilizzando la Protezione civile e coinvolgendo tutti gli organismi, sul modello del comitato operativo della Protezione civile, sia in grado di dire agli italiani che di fronte ad un'emergenza in arrivo, anziché fare le polemiche ridicole del giorno dopo, è opportuno attrezzarsi per affrontarla tutti insieme.
Condivido pertanto quanto detto dai colleghi: non c'è niente di più tremendo che vedere, di fronte al disagio dei cittadini, gli amministratori che polemizzano tra loro. Evitiamolo. Per le cose che non funzionano ciascuno si assuma la responsabilità di non averle fatte funzionare e non le scarichi sull'amministrazione vicina.
Su questo, signora Ministro, le chiedo di vigilare perché tra due giorni arriverà un'altra emergenza, già iniziata in una parte del Paese, e guai se all'emergenza maltempo fa seguito l'emergenza chiacchiericcio, scontro e inutile polemica tra le istituzioni.