Intercettazioni: Rutelli, provvedimento venga esaminato rispettando le procedure del Senato
Intervento di Francesco Rutelli al Senato
Signor Presidente, io debbo rivolgere una domanda che, se mi consente, credo riguardi, e lo dico anche a tutti i colleghi che fanno parte della nostra Assemblea, molto più profondamente la funzione del Senato. Signor Presidente, se per caso, al termine di questa fase procedurale, il Governo ponesse la questione di fiducia, penso che le prerogative del legislatore e di ciascuno di noi ne uscirebbero molto male. Per praticità, la mia domanda è legata alla funzione di singolo senatore, che io svolgo al di là della mia appartenenza a una componente del Gruppo Misto. Io non faccio parte della Commissione giustizia. Ho presentato, pur non avendo partecipato alle sedute di quella Commissione, alcuni emendamenti per cercare di migliorare il testo presentato al Senato. Signor Presidente, le sembra immaginabile un iter parlamentare, per questo disegno di legge, che impedisca a me, come senatore, di promuovere qualsiasi modificazione di questo testo? A quanto pare, le numerose, successive modifiche emendative del testo iniziale, ricordate sia dal Presidente che dal collega Legnini, sono state apportate in Commissione a seguito di riunioni politiche che hanno riguardato, sostanzialmente, le forze della maggioranza.
A che si riduce, signor Presidente, su questa base il ruolo dell'Assemblea? Ci rendiamo conto, colleghi, e soprattutto colleghi della maggioranza, che se per caso noi ci trovassimo di fronte alla blindatura di questo testo, attraverso una sua approvazione con un voto di fiducia al Senato, dopo che è stato approvato a seguito di un voto di fiducia alla Camera dei deputati, con dichiarazioni autorevoli di immodificabilità e - Dio non voglia -, signor ministro Vito, magari con un terzo voto di fiducia a Montecitorio, allora l'inutilità del Senato sarebbe totale? Noi saremmo allora soltanto dei parlamentari chiamati a dire sì o no a un testo che il 90 per cento dei senatori non avrà avuto neppure l'occasione di leggere, senza formarsi un convincimento libero ed esercitare le nostre prerogative costituzionali e i compiti democratici che abbiamo.
A questo punto, signor Presidente, tanto varrebbe sostituire con interviste sulla stampa e riunioni di caminetto della maggioranza pro tempore i lavori parlamentari! (Applausi dal Gruppo PD).
Ci troveremmo, infatti, di fronte alla condizione di dover semplicemente constatare accordi politici e legislativi che avvengono, eventualmente, altrove.
Signor Presidente, il mio richiamo è formale e sarei grato se lei potesse ascoltarmi. È un richiamo forte e determinato: io le chiedo di impegnarsi perché all'Aula sia consentito di discutere e di modificare questo provvedimento.
Certamente io non ignoro, lo dico anche ai colleghi della minoranza, che noi arriviamo in Aula dopo un lungo iter di Commissione, come ha ricordato il Presidente e come il relatore sa. Io non ignoro che questo iter ha apportato numerose modifiche, sulla cui incisività e qualità le opinioni sono molto diverse in questa nostra Assemblea. Per questo motivo, signor Presidente, so che al mio richiamo debbo associare, quanto meno, una disponibilità.
Personalmente, a proposito di questo provvedimento, non sono sulla linea del «tanto peggio tanto meglio», ovvero di chi, siccome il provvedimento non piace alle opposizioni, pensa di rinunciare a fare una battaglia di merito, per lasciare alla maggioranza l'onere e la colpa integrali del provvedimento. No, io credo, signor Presidente, che il testo si debba esaminare nel pieno rispetto delle procedure del Senato. Credo che le opposizioni, di fronte all'eventualità di un voto di fiducia, non debbano adottare una tattica di contrapposizione, che può anche finire per essere comoda nel rapporto con l'opinione pubblica, ma che può consegnare al Paese una normativa disgraziata, destinata a lasciare conseguenze molto gravi nella capacità di contrasto della criminalità che martoria il nostro Paese e nel delicato equilibrio tra diritto all'informazione e diritto alla riservatezza. Noi senatori aderenti all'Alleanza per l'Italia siamo pronti per primi a concentrare i nostri emendamenti su alcuni punti fondamentali e se ve ne saranno le condizioni anche a ritirare alcuni emendamenti, perché il Senato possa discutere a viso aperto, emendare con chiarezza, decidere con tempi certi. Lo ripeto: con tempi certi.
Concludendo, solo al termine di questo processo parlamentare, signor Presidente, chi voterà «sì» potrebbe farlo in modo responsabile, libero e serio e altrettanto vale per chi voterà «no». È un compito, quello di impedire lo svuotamento dell'Aula, signor Presidente, che spetta a lei e - poiché le do atto che già nelle fasi precedenti ha dimostrato di voler cogliere la delicatezza di questa legge ed è intervenuto mostrando attenzione istituzionale - a lei rimetto l'iniziativa di ricercare un punto di equilibrio e non di constatare uno strappo così grave.
Le ripeto, si tratta di un provvedimento che in quest'Aula neppure si discute, che in quest'Aula non si può emendare, che in quest'Aula il 90 per cento dei senatori non ha la possibilità di modificare; un provvedimento che secondo gli scenari che dipinge il Governo verrebbe approvato con un voto di fiducia alla Camera dei deputati, con un voto di fiducia al Senato, e con un terzo voto di fiducia nuovamente a Montecitorio. Non credo che sarebbe una pagina dignitosa per il Senato della Repubblica: le chiedo di garantire anche a me, come ai circa 300 senatori che non fanno parte della Commissione giustizia, il diritto di esercitare il loro compito di legislatori e di esprimersi su una materia così importante.