«Agenda Draghi sia programma di fine legislatura»
Intervento del leader di ApI in Senato sulle comunicazioni del GovernoSignor Presidente, è stato il Presidente della Repubblica a chiedere al Parlamento di ascoltare il Governo precisare la nuova natura della coalizione politica. E questo è il dibattito che stiamo facendo oggi, perché è cambiata la coalizione di Governo. E penso che questa sarebbe stata una buona occasione per un Governo che avesse avuto la volontà di non ripetere, signor Presidente del Consiglio, gli schemi logori ormai di tutti questi anni: promettere miracoli, realizzare ben poco, compiere errori, dare la colpa a qualcun altro.
Questo è stato il meccanismo collaudato in questi lunghi anni. Eppure, signor Presidente del Consiglio, nel ripetere le stesse promesse sulla riforma fiscale da lei fatte nel lontanissimo 1994, promesse che avevano suscitato speranze in una effettiva rivoluzione liberale e che oggi, invece, non essendo state messe in pratica, hanno prodotto disaffezione e sfiducia, penso che il Governo abbia dimostrato di non aver colto ciò che è accaduto nel voto popolare delle elezioni amministrative e del referendum.
A questo, signor Presidente del Consiglio, lei ha aggiunto qualcosa. Se l'è presa con il terzo polo. Noi di Alleanza per l'Italia, con l'UDC e con Futuro e Libertà, abbiamo partecipato al bipolarismo di questi 17 anni, però abbiamo osservato che il bipolarismo all'italiana ha creato più populismo, più estremismo, più conflitti e meno risultati. E allora, mi sia consentito dire che l'elogio del bipolarismo che abbiamo ascoltato oggi e la critica ad una rappresentanza proporzionale finiscono nel ridicolo se osserviamo la natura della vostra coalizione.
Correggetemi se sbaglio: essa oggi è formata dai seguenti movimenti: due, PdL e Lega, con le loro correnti interne? No: PdL, Lega, Popolari Italia Domani, Alleanza di Centro, Movimento Responsabilità Nazionale (il cui segretario politico è l'onorevole Scilipoti), Noi Sud, la Discussione, Azione popolare, Iniziativa responsabile (i repubblicani, sia pur gloriosi) il Partito del Sud, la Democrazia Cristiana per le autonomie, i Popolari liberali, la Destra di Storace, la DC dell'onorevole Pizza, il Movimento per l'Italia della Santanchè e i Cristiano riformisti. Il totale è: 17 partiti in coalizione. (Applausi dai Gruppi Misto-ApI e del senatore Astore). E proprio voi venite a parlarci contro lo schema della responsabilità politica di una coalizione coesa alla quale noi vorremmo arrivare?
Ebbene, signor Presidente del Consiglio, se le cose stanno così penso che lei oggi avrebbe potuto farci almeno delle dichiarazioni sorprendenti dal punto di vista politico. Cito un esempio: avrebbe potuto dire: dopo il voto popolare sul legittimo impedimento, uniamoci per una riforma della giustizia; tolgo di mezzo, una volta per tutte e per sempre, le leggi ad personam; uniamoci per riformare la giustizia, ve n'è bisogno, ma piantiamola con un meccanismo che non ha nessuna possibilità di riuscita. Avrebbe potuto dirci: riformiamo la politica. Invece ci proponete di moltiplicare i Ministeri e le loro sedi di rappresentanza. È una vergogna! Anziché accorpare e tagliare le Province inutili, anziché concorrere insieme alla riduzione immediata dei costi della politica.
Signor Presidente, in conclusione ci sono due agende possibili davanti a noi e davanti al Parlamento. La prima è quella istituzionale, della convivenza, del dialogo del rispetto reciproco tra le istituzioni nella politica: quella indicata quotidianamente dal Presidente della Repubblica. Ed è stata presentata nei giorni scorsi un'agenda per l'economia che potrebbe rappresentare un punto di convergenza significativo. Questa non è stata però chiamata in causa. È quella che l'uscente governatore della Banca d'Italia, Draghi, ha tracciato nelle sue considerazioni finali.
Penso che l'Italia abbia davanti a sé una sola soluzione, consentitemi di dirlo. Si tratta della soluzione tedesca: i tedeschi sono usciti dalla crisi perché hanno unito le forze e oggi tornano a crescere con la loro economia del 5 per cento perché non hanno fatto tagli poco severi, ma non hanno fatto tagli lineari; hanno investito sulla conoscenza, sulla ricerca.
L'Italia ha bisogno di questo: una convergenza sulle riforme strutturali dell'economia.
Vi incalzeremo con le opposizioni e il terzo polo dall'Aula del Senato perché l'agenda del governatore Draghi diventi l'agenda di fine legislatura e affinché l'agenda della convivenza civile proposta dal Capo dello Stato venga assunta veramente da tutti, senza bisogno, presidente Berlusconi, di avversari da additare per utilizzarli come pretesti dei fallimenti del Governo. Volete una soluzione alla tedesca? L'Italia ne ha bisogno. Volete una soluzione all'italiana? La conosciamo ormai da 17 anni.