Scontri a Roma, il mio intervento in Senato
L'intervento del sen. Francesco Rutelli sull'Informativa del Ministro dell'interno sugli incidenti avvenuti a Roma durante la manifestazione di sabato 15 ottobre.
Signor Presidente, vorrei esprimere un giudizio positivo sulla relazione del Ministro. Ho apprezzato il suo intervento e, in particolare, l'annuncio che ha dato di voler ricercare la massima convergenza del Parlamento sulle nuove norme che dovranno essere adottate. Penso che questo dovrebbe essere in generale, Presidente e colleghi, il metodo da seguire sulle grandi questioni che riguardano la sicurezza e - aggiungo alla presenza del Ministro e nostro collega Nitto Palma - la giustizia. In questo caso si incontrano le esigenze e reputo che vada ricercato il massimo di intesa tra le forze politico-parlamentari per il semplice motivo che stiamo già dentro - e non siamo entrando - un autunno caldo.
L'idea di vivere queste settimane e questi mesi difficili non solo dentro la criticità degli eventi - che speriamo non ci siano, ma temo ci saranno - ma anche assistendo ad un rimpallo di responsabilità in Parlamento e nelle sedi politiche non ce lo possiamo permettere. Dunque, questo interpella Governo e Parlamento nella direzione di una gestione saggia, responsabile e costruttiva delle pagine, anche normative, che ci attendono.
Voglio inoltre esprimere a nome del nostro Gruppo, formato dai senatori di Futuro e Libertà per l'Italia e di Alleanza per l'Italia, una solidarietà piena e non formale alle Forze dell'ordine: dunque, a carabinieri, poliziotti e agli altri operatori della sicurezza che sono stati impegnati in quelle ore difficili. Gli italiani hanno capito che quegli uomini, ad esempio, che guidavano i mezzi in piazza San Giovanni, e non solo, erano uomini dotati di professionalità, di capacità e di grande attenzione perché, se come lei ha detto, avrebbe potuto scapparci il morto e degli episodi ancora più gravi se la gestione fosse stata meno saggia, solo quelle immagini hanno fatto capire a milioni di italiani che avremmo potuto avere dei morti anche a piazza San Giovanni se essi non fossero stati tanto professionali. Per questo a loro, a tutti loro, a quelli che hanno subito la vergognosa aggressione da parte di, purtroppo, migliaia di persone va la nostra solidarietà, ma soprattutto - ed è la cosa più importante - il nostro apprezzamento professionale per le loro capacità e per la loro maturità. La voce dell'opposizione, signor Ministro, deve allo stesso tempo puntarsi su alcune osservazioni critiche. La prima riguarda i tagli inaccettabili per i finanziamenti alla sicurezza.
Certo, lei ha preso un applauso dalla maggioranza quando ha detto che quei tagli non sono accettabili. Oltre che applausi però la maggioranza dovrebbe dare i suoi voti quando si vota su queste materie e la chiameremo alla prova nelle prossime settimane poiché anche con la legge di stabilità ci saranno i nostri emendamenti a sostegno dell'efficienza e della funzionalità delle Forze dell'ordine e vedremo come saranno i risultati, altrimenti si incorre nel rischio della liturgia piuttosto che del rendere la verità che i nostri concittadini si aspettano.
Sono d'accordo con lei sulla necessità che si vada verso maggiori tutele giuridiche nell'operato delle Forze dell'ordine. Abbiamo avanzato degli interrogativi su una insufficiente possibile attività di prevenzione. Vorrei sottolineare alcuni punti che, a mio avviso, debbono tuttora essere ripresi e meglio considerati.
Innanzitutto, è vero, caro Ministro, che esiste il fermo di identificazione. Avendo cioè la possibilità di intercettare e di sapere che sono in arrivo dei pullman, dei gruppi organizzati che hanno intenzioni - sulla base dei dati informativi che, come lei ha ricordato giustamente, ben circolavano ed erano, tra l'altro, accessibili a tutti perché erano sul web (non erano soltanto intercettabili attraverso procedure particolari - ebbene, degli interventi selettivi di tipo preventivo, a nostro avviso, avrebbero dovuto essere fatti perché sarebbe stato molto più efficace far sapere che alcuni, tra coloro che erano in viaggio con quel tipo di attrezzi con finalità distruttive, avrebbero trovato uno sbarramento preventivo piuttosto che la possibilità di muoversi in assoluta libertà nel contesto delle manifestazioni che sono state messe in campo.
Sulla stessa linea di una certa eccessiva prudenza sul filone preventivo, osservo che certamente 12 arresti e anche quel centinaio di perquisizioni cui lei ha fatto riferimento contrastano con la dimensione degli eventi poiché ci sono state certamente alcune migliaia di persone che hanno agito fuori dalla legge.
Non c'è dubbio che, se l'atteggiamento in termini di gestione della piazza è stato corretto, vi è davvero da chiedersi se la predisposizione ad intervenire in modo diretto sui responsabili sia stata adeguata. Anche su questo punto noi abbiamo dei dubbi, soprattutto se consideriamo le informazioni che sono apparse riguardo ad una logistica che ha consentito ad alcuni dei manifestanti violenti di disseminare nelle strade di Roma le loro attrezzature, con sacchi contenenti quei mezzi di offesa cui lei stesso, signor Ministro, si è richiamato.
Quindi, gli argomenti sulla prevenzione, a mio avviso, devono essere tenuti alti. Sono consapevole del fatto che, tra le sue proposte, molte possano essere recepite. Esse vanno però ben studiate, perché siano efficaci e non delle grida manzoniane. Non abbiamo bisogno di un appesantimento di norme che non abbia una efficacia operativa. Il DASPO può essere studiato, così come la possibilità dell'arresto differito e una serie di altre misure cui lei ha fatto riferimento.
Signor Presidente, l'altro argomento che vorrei affrontare riguarda la TAV, cui pure il Ministro si è richiamato. Leggiamo oggi su di un quotidiano che tra gli organizzatori delle manifestazioni in programma il 23 ottobre in Val di Susa si invita, da una parte, a tagliare le reti a migliaia e, dall'altra, si invita a chi sta dall'altra parte, cioè le Forze dell'ordine, a desistere da violenze e rappresaglie di fronte a questi atti.
Chi dovesse dare l'ordine di aggredire cittadini pacifici se ne assumerà la responsabilità. Ora, su questo punto dobbiamo essere molto chiari. Ci sono state in questi mesi, sulle violenze in Val di Susa, delle inaccettabili forme di tolleranza, che non possono, da parte nostra, essere più tollerate.
Si deve esprimere una parola molto chiara, che non riguarda naturalmente le casalinghe e i residenti che si oppongono e che hanno il diritto di farlo; e neanche riguarda quanti manifestano nelle scuole, perché sappiamo che anche lì è cresciuta una opposizione sociale alla TAV. È però inconcepibile che si preparino e si organizzino manifestazioni che prevedono l'uso di fionde, cesoie, catapulte, spranghe e mezzi offensivi, che non hanno cittadinanza e non hanno la possibilità di essere utilizzate in un Paese democratico quale è l'Italia, e in un Paese libero e democratico.
In Val di Susa non c'è un'altra Repubblica autoproclamata, ma la Repubblica italiana, e tutte le forze politiche, di tutto lo spettro politico parlamentare devono saper far rispettare le leggi.
Signor Presidente, sotto questo profilo il governo britannico ci ha insegnato con chiarezza, quando ci sono stati dei riots e delle sommosse nella periferia di Londra qualche mese fa, che quel tipo di sommosse, che avevano certamente una radice di disagio sociale e di ribellione sociale, erano fuori della legge. Infatti, esse sono state stoppate immediatamente con dei provvedimenti severi.
Ecco perché io credo che noi abbiamo il dovere di dare una risposta politica sociale alle esigenze del Paese. Ma questo è il compito della politica, è il compito della attività legislativa, è il compito dei movimenti di opinione. Ma il confine tra la violenza e l'opinione deve essere tracciato in modo indelebile. E noi siamo qui a dire che non ci sarà un autunno caldo se questo confine sarà tracciato in modo netto.
Infine, voglio fare un'ultima osservazione sulla città di Roma. È comprensibile, e anche giusto, definire i confini per le manifestazioni. È invece impossibile sottrarre alla capitale d'Italia i suoi doveri e le sue responsabilità in termini di libertà di manifestazione e di espressione.
Infine, signor Presidente, un richiamo attraverso il Ministro della giustizia a quegli uffici giudiziari, che per fortuna sono in minoranza, ma che, a mio modo di vedere, non hanno percepito il rischio che in Italia si apra una nuova stagione di violenza diffusa.
Quando persone responsabili di gravi reati di grave allarme sociale, vengono scarcerate con straordinaria leggerezza si incentivano migliaia di altri ragazzi, probabilmente impreparati. Ella ha ricordato che i 12 arrestati, in grande misura, erano sconosciuti. È vero, è un problema che esiste ma se non si invia il messaggio che la legge va rispettata, quelle decine diventeranno migliaia. Ed è appunto compito di tutti, nel nostro Paese, rispettare le leggi della Repubblica.