FRANCESCO RUTELLI

Tratta esseri umani - Interrogazione parlamentare

Atto n. 3-00956

Pubblicato il 29 settembre 2009
Seduta n. 259

Ai Ministri dell'interno e degli affari esteri.

Premesso che:

nella sua relazione al Parlamento sul fenomeno della tratta di esseri umani come minaccia alla sicurezza nazionale, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha evidenziato il legame particolarmente stretto tra crisi regionali nelle aree più povere del pianeta, ruolo della criminalità transnazionale e rotte dei migranti. Il traffico di esseri umani rappresenta il secondo business illecito a livello globale per la criminalità, subito dopo il traffico di stupefacenti;

nell'individuazione delle principali rotte della tratta, resa possibile dal coordinamento tra i servizi d'intelligence e le Forze di polizia, quelle che vanno dall'Africa sub-sahariana, ed in particolare dal Corno d'Africa, alle coste della Libia sono le più rilevanti. Sono ormai acclarate le circostanze degradanti e spesso tragicamente letali in cui avvengono le lunghe traversate nel deserto, l'estorsione subita dai migranti che si tramuta in autentica riduzione in schiavitù, nonché le connivenze tra burocrazie corrotte e reti criminali. Tali circostanze fanno della fuga per motivi umanitari di queste popolazioni un odioso business per la malavita;

non esiste alcun livello accertato di informazione pubblica, né alcuna garanzia di trasparenza e correttezza nell'attuazione degli accordi internazionali vincolanti per il nostro Paese circa le condizioni nei campi di detenzione gestiti dalle forze di sicurezza libiche;

a fronte di tali evidenze, testimoniate da organismi parlamentari ed istituzioni internazionali, prima ancora che da organizzazioni non governative, giornalisti o strutture di volontari, l'attuazione di "respingimenti" che non consentano il riconoscimento e l'esercizio del diritto d'asilo da parte del Governo italiano appare un'indiscutibile violazione delle convenzioni internazionali;

ultimi di una lunga serie, il Commissario europeo J. Barrot e l'Alto Commissario dell'Organizzazione delle nazioni unite per i Rifugiati (UNCHR), Antonio Guterres, hanno dimostrato come le condizioni di tutela minima dei diritti dei migranti in Libia siano inesistenti. A fronte dei respingimenti in alto mare senza alcuna verifica dei requisiti per tutte le categorie tutelate dagli accordi internazionali di cui l'Italia è firmataria (i richiedenti asilo politico, le donne in stato di gravidanza, i minori), ciò pone l'Italia decisamente fuori dal perimetro dei suoi impegni internazionali e della sua cultura giuridica costituzionale;

non risulta all'interrogante in atto da parte della Libia alcuna collaborazione in termini di prevenzione dell'immigrazione clandestina o di lotta alle reti criminali che la gestiscono. La Libia non ha ratificato i principali accordi internazionali sulla protezione dei diritti umani. Non sta fornendo alcuna collaborazione concreta agli organismi di monitoraggio internazionale, incluse le commissioni ad hoc istituite in seno alla Commissione europea e all'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, i cui rapporti recisamente negativi sono reperibili sul sito "Fortress Europe" o sui siti ufficiali degli organismi stessi;

a quanto risulta all'interrogante, la Libia offre solo la logistica di quelli che sono stati definiti "centri di prigionia" verso i quali l'Italia tiene un atteggiamento di acritica condiscendenza,

si chiede di sapere:

quali azioni intenda intraprendere il Governo per garantire una piena e completa verifica preventiva delle richieste di diritto d'asilo dei migranti e il rispetto dei diritti dei minori;

quali azioni si intenda intraprendere per condizionare i capitoli della cooperazione italo-libica previsti dal Trattato di Bengasi alla piena ottemperanza del Governo libico alle previsioni internazionali sul rispetto dei diritti fondamentali dei migranti;
quali azioni abbia in animo il Ministro dell'interno per rafforzare ulteriormente la cooperazione tra strutture di polizia e organismi d'intelligence, in modo da colpire le reti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani;

se il Governo non consideri la crescente instabilità nella regione del Corno d'Africa e l'accrescersi di flussi di persone disperate che fuggono dai conflitti armati nell'area, in direzione delle vaste regioni africane del Sahel e quindi del Mediterraneo, come una minaccia diretta alla sicurezza italiana;

quali siano le linee guida strategiche della politica del Ministro degli affari esteri rispetto a questi fenomeni.
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