FRANCESCO RUTELLI

Manovra è diluvio tasse, fine promesse Premier

Intervento del se. Rutelli in Senato in dichiarazione di voto sulla fiducia posta dal Governo sulla manovra economica

Presidente, colleghi,
nel mezzo di una delle più gravi crisi economiche della storia moderna dell'Italia, il governo si è presentato con la seconda manovra di emergenza in due mesi, e l'ha modificata almeno 5 volte.

La domanda che ci poniamo - e che si pongono tutti gli italiani - è semplice: dopo tanta confusione, tanti litigi nella maggioranza e nel governo, tanti annunci e marce indietro, questa nuova manovra è all'altezza di  ciò che sarebbe necessario?

La nostra risposta la daremo col nostro voto, tra pochi minuti. Nel dibattito, il senatore Baldassarri ha spiegato da par suo con quale serietà noi abbiamo avanzato una proposta di manovra fondata su misure responsabili, strutturali, capaci di rispondere in modo credibile a questa crisi che colpisce i conti pubblici, le imprese, le famiglie, tutti gli italiani. Con misure serie di tagli della spesa per acquisti di beni e servizi e per i "fondi perduti"; con più impulso coraggioso per la crescita, a partire dalle liberalizzazioni nei servizi pubblici; con proposte efficaci per creare quel contrasto di interessi che permetta di ridurre l'insostenibile evasione fiscale; con misure europee sulla previdenza, da tradurre a vantaggio dei giovani e della conciliazione di lavoro ed esigenze familiari per le donne; con un taglio vero e immediato delle province inutili.

C'è però un tema colossale, politicamente colossale, che domina questa manovra, e che voi vorreste nascondere. Il mio intervento vuol cercare di far capire anche agli italiani che ci ascoltano che con questo decreto si è definitivamente conclusa la lunghissima stagione delle vostre promesse sul taglio delle tasse.

Gli infiniti ritornelli: taglieremo le tasse; ci saranno meno tasse per tutti; riformeremo subito, e finalmente, un fisco troppo pervasivo, con tasse troppo alte per chi le paga e un'evasione tanto diffusa da essere un sistema immorale. Ridurremo le aliquote, porteremo la pressione fiscale sotto il 40%. È tutto finito, per sempre.

Solo nelle due manovre di luglio e agosto, il governo Berlusconi ha fatto ricorso a un diluvio di maggiori tasse: l'imposta di bollo sul deposito titoli, l'aliquota IRAP per banche e assicurazioni, i coefficienti di ammortamento, le nuove tasse sui giochi, le accise sulla benzina e sui tabacchi, le maggiorazioni sulle rendite finanziarie, un'ulteriore delega sui giochi e le accise sul fumo, gli studi di settore, l'addizionale IRES sul settore energetico, la tassa sul "money transfer", il cosiddetto "contributo di solidarietà". Adesso, arriva il colpo grosso dell'aumento dell'IVA: un'imposta sui consumi è quanto di più vecchio esista; colpisce in modo regressivo le fasce sociali più deboli e, ancora una volta, quelle piccole imprese, quei commercianti e artigiani che pagano le tasse. C'è poi una fantascientifica previsione, di 1,5 miliardi in più dalla lotta all'evasione. Certo: se la mano sapiente del fiscalista Tremonti si applicasse, come ha fatto per la raffica di condoni e scudi fiscali, ad esempio per ridimensionare l'uso del contante - ma, ahinoi, dopo averlo allentato per ben il 150%, andando nella direzione opposta, appena 3 anni fa - o se si impegnasse, alla ricerca dei dominus delle società di comodo. Ma c'è qualcuno, in quest'Aula, che ci crede ancora?

Non è finita qui. Il Governo del "meno tasse per tutti" ha deciso di tagliare una forte componente della spesa per gli Enti locali. Ma, consapevole dell'insostenibilità di questa scelta per i servizi che ogni cittadino deve ottenere nel proprio Comune, ha sbloccato le imposte addizionali. Vuol dire che avremo altri miliardi di tasse locali, oltre a tariffe più salate, da parte di enti che debbono in qualche modo evitare la bancarotta.

Non è finita, ancora. Se la delega sull'assistenza sociale - tagli per 4, più 16, più 20 miliardi nel triennio - non andrà in porto, tutte le risorse saranno ricavate da tagli sulle agevolazioni e deduzioni fiscali (che colpiranno i redditi più bassi in modo drammatico), ulteriori aumenti dell'IVA, ulteriori aumenti delle accise. A seconda di questi effetti, le maggiori tasse costituiranno delle manovre di luglio, agosto e settembre, un enormità che oscilla tra il 65% e l'80%. Il tutto, anche per finanziare ulteriori aumenti della spesa corrente! In spregio alla promessa di Berlusconi di tagliare la spesa pubblica sotto il 40% - salirà invece sopra il 50% - e la pressione del fisco pure sotto il 40% - salirà invece velocemente sopra il 45%, molto più in alto di dove il vostro governo l'ha trovata. E l'effetto recessivo di queste manovre, senza misure strutturali, complicherà ancora di più il cammino della Nazione, perché tutte le cifre, a partire da quelle della crescita economica, sono destinate a far saltare le previsioni e ad imporre nuove manovre, nuovi sacrifici inutili, nuove riduzioni della crescita, in una terribile, perversa spirale.

Questo è il fallimento conclusivo del vostro governo. Certo: perché il premier ha ingannato gli italiani per lunghi, estenuanti anni. Ma oggi lo slogan preferito della maggioranza è "così fan tutti". Per cercare di tener buoni gli italiani voi amate dire: "la crisi c'é dappertutto". "Le misure sono dure allo stesso modo in mezzo mondo".

Ma non è vero.

La crisi è più grave in Italia. Come noi, invano, diciamo da molto tempo. E per questo avevamo previsto che le vostre manovre sarebbero state inadeguate, e dunque dannose. E abbiamo proposto misure serie, serie, credibili e ve le abbiamo messe a disposizione. Ma non le avete volute accogliere. In questo, purtroppo, aiutati da opposizioni di sinistra che anch'esse temono misure impopolari sui tagli di spesa o sulla previdenza. Ma noi vi diciamo: non sarebbero state impopolari! Gli italiani sanno benissimo che - a partire dal taglio dei costi impropri e ingiustificati della politica, su cui abbiamo presentato, inascoltati, proposte doverose e giuste - gli italiani sanno che fare dei sacrifici ben studiati oggi può permettere di salvare il paese, di ricreare sviluppo e lavoro.

Gli italiani sanno che rinviare le misure per la crescita economica, per tagliare interessi non trasparenti e sprechi inaccettabili significa aggravare la situazione, lasciare a chi verrà dopo di voi un fardello terribile da far portare a tutta la nostra Patria!

L'altra menzogna: "negli altri paesi si aumentano le tasse come qui da noi". Anche questo non è vero. In nessun paese, oggi, il mix di interventi fatto delle misure pro-crescita, di aumento delle tasse, di riduzione delle spese, è così sbilanciato sull'aumento delle tasse. Nel 2010, la pressione fiscale in Italia era pari al 42,6% del PIL: + 3,5% rispetto alla media dei paesi dell'euro. Solo 5 paesi - Danimarca, Svezia, Belgio, Francia, Austria - raggiungevano una pressione fiscale superiore alla nostra. Con gli effetti di queste manovre, così restando le cose, l'Italia sarà seconda solo al Belgio, ai massimi della pressione fiscale di tutta l'area dell'euro!

E questa, Presidente, è la definitiva rottura delle promesse fatte da Berlusconi agli italiani.
Proprio noi, del Gruppo per il Terzo polo formato dai senatori di API e FLI, possiamo dirlo a testa alta.

Perché si incontrano in questo Gruppo i senatori che hanno seguito il Presidente Fini nella formazione di Futuro e Libertà, che avevano aderito all'idea di un centrodestra coerente con un'idea liberale, ancorata ai principi di uno stato di diritto fondato sulla legalità e la responsabilità, assieme a noi senatori di Alleanza per l'Italia.

Il nostro è un Gruppo già proiettato oltre la stagione di queste promesse mancate. Noi, insieme a UDC e MPA, vogliamo costruire oggi un governo di larga responsabilità, che affronti la crisi con il concorso di tutte le migliori energie della politica, della società civile e produttiva. Un governo politico. Domani, costruire coalizioni di governo che dicano la verità agli italiani e che si concentrino non sulle esigenze della propaganda, ma sulle soluzioni per far tornare a crescere l'Italia.

Abbiamo testimoniato la nostra responsabilità e serietà con le nostre proposte. Non le avete accolte, se non in misura marginale. Non ci avete neppure permesso di votarle, facendo ricorso in quest'Aula all'ennesimo voto di fiducia. Ma ormai è chiaro: sono voti di fiducia che ponete per difendervi dalle forze critiche e dissenzienti,nel PdL e nella maggioranza. Come avrebbero votato, sui nostri emendamenti? Avrebbero scelto di difendere i capricci, le pretese assurde e fallimentari della Lega, oppure gli interessi generali, vitali, urgenti dell'Italia?

Credo che lo scopriremo presto. Perché, purtroppo, anche questa manovra non basterà. Dovrete presentarne una nuova. Avrete bruciato miliardi, avrete depresso il Paese, avrete mandato a picco l'illusione del federalismo leghista - ormai ridotto a tagli selvaggi per gli enti territoriali, più burocrazia, più imposte e tariffe più alte.

Con questa manovra, si conclude qualcosa di più: una stagione politica. Il governo è senza guida. L'economia è senza guida. La maggioranza è senza unità e senza progetto. Il premier è inchiodato, ormai - Nemesi della Storia! - allo slogan dei giudici di Milano, da lui poco amati: "Resistere, resistere, resistere".

È finita ogni vostra credibilità. E' tempo di chiudere questa stagione, di unire le forze sane di questo Parlamento e del Paese. Nella verità, nell'onestà, nella serietà. Per questo, con il Terzo Polo, noi continueremo a lavorare nei giorni e nei mesi davanti a noi.

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