Intervista a Panorama: «Sogno Gianfranco, Pier (e Luca)»
Si sente corteggiato da Silvio Berlusconi ogni volta che lo incontra: «Viene al governo?» è il ritornello. Considera Gianfranco Fini ormai qualcosa di più di un semplice interlocutore. E così pure Pier Ferdinando Casini. Per Luca di Montezemolo è un prezioso coprotagonista di futuri progetti politici. Persino Carlo De Benedetti, che aveva preso la tessera «numero 1» del Partito democratico, ora guarda a lui con crescente interesse. È di Francesco Rutelli che si sta parlando. Dove si sia collocato l'ex leader della Margherita, poi cofondatore del Pd e ora alla testa della minuscola ma promettente neoformazione Api (Alleanza per l'Italia), è chiaro: esattamente al centro della scacchiera. Ma in che direzione intende muoversi?
Senatore Rutelli, dove sta andando?*
Forse bisognerebbe chiedersi prima in quali condizioni è il Paese: sta vivendo un profondo disagio sociale, con una grande frattura tra Nord e Sud e una miriade di microfratture. La crisi è profonda, quasi sistemica. La stessa democrazia è a rischio. E non si riesce a trovare un messaggio di sintesi.
Dunque?
Bisognerebbe avere il coraggio di dire che questo è il momento delle assunzioni di responsabilità. La gente è stanca, non ne può più di questa contrapposizione totale, di scontro di civiltà, di questo clima da corrida politica.
Lo dicono in molti. Ma in concreto?
Noi siamo all'opposizione, e i ruoli non vanno confusi. Ma bisogna creare occasioni in cui maggioranza e opposizione, su alcuni grandi temi, cerchino e trovino soluzioni condivise.
Quali temi?
Fisco, giustizia, università, green economy. Ma anche manovra economica.
Metta sul tavolo le sue carte, intanto. Manovra economica...
Inaccettabili i tagli «lineari» proposti da Giulio Tremonti. Ci sono settori in cui la spesa è cresciuta in modo ingiustificato, aggravando la crisi: mi dispiace per il ministro Renato Brunetta, ma tra questi ci sono le spese per beni e servizi della pubblica amministrazione. Qui si può tagliare di più, destinando le risorse ad altri settori.
Università...
Ecco, qui bisogna destinare più risorse. Voglio dare un annuncio: stiamo preparando quattro emendamenti alla riforma proposta dal governo. Se verranno accolti, voteremo a favore.
A favore del governo?
Sì, a favore della riforma.
Fisco...
Cambiare registro rispetto al passato: non si può fare una riforma imposta dall'alto, ma coinvolgendo e responsabilizzando innanzitutto una categoria professionale che ha il polso della situazione, i commercialisti. Loro possono aiutarci a far emergere il nero gradualmente e responsabilmente.
Giustizia...
Rompere un meccanismo perverso che genera tensioni e radicalizza lo scontro. Ogni volta che vedo il tema affrontato al Senato, quando deve intervenire il Pdl parlano sempre gli avvocati; quando deve intervenire il Pd, parlano sempre i magistrati. Allora, il governo non commetta l'errore di presentare una propria proposta di riforma. Si apra invece un tavolo tra maggioranza, opposizione, avvocati e magistrati. E si cerchino le soluzioni possibili per la seconda parte della legislatura.
Uno dei punti critici della giustizia è il ruolo del pm. Ha qualche idea?
Partirei dalla giustizia civile. Ma sul pm credo che la funzione andrebbe spersonalizzata costituendo un ufficio.
Parliamo ora di politica pura. Che rapporti ha con il suo ex partito, il Pd?
Ne sono uscito senza asprezze. Ma con la convinzione che il Pd abbia perso la sua vocazione maggioritaria. È incapace di capire il Paese e di compiere scelte coraggiose.
Per esempio?
Di uscire dal recinto del lavoro dipendente, che resta il suo fondamentale riferimento sociale. Non si rende conto che al Nord il 60 per cento della microimprenditoria è costituito da ex operai che non si sentono più rappresentati dalla sinistra e votano Lega e Pdl. E poi di rompere con il giustizialismo di Antonio Di Pietro. Ne è succube perché ha paura di perdere consensi a favore dell'Italia dei valori. E l'Idv radicalizza sempre più le sue posizioni perché a sua volta ha paura di perdere consensi a favori di movimenti ancora più giustizialisti come i «grillini». È un continuo gioco al rialzo che non fa bene alla sinistra e al Paese.
E una crisi senza rimedi, quella del Pd?
Francamente, non vedo rimedi.
Dunque, è verso il centrodestra che lei sta andando?
Siamo nati per creare una nuova forza e su questa linea ci stiamo radicando nel territorio, Api è presente in 1.000 comuni.
Sì, ma chi vuole unire?
Fui il primo a prevedere una crisi nei rapporti tra Fini e Silvio Berlusconi.
Dunque, nei suoi pensieri c'è Fini?
C'è Fini. Ma anche Casini. Il progetto è quello di una formazione che guarda a entrambi. Intanto, stanno venendo da noi molti militanti ed esponenti del Pdl, laici e liberali delusi dal partito. Ma anche dal Pd ci stanno arrivando molti segnali da parte di un'area insofferente all'egemonia degli ex diessini: molti verranno anche da lì.
Un partito con Luca di Montezemolo leader?
Intanto bisognerà fare il nuovo partito. Quanto al leader, prematuro fare nomi. Ma dovrà essere una figura capace di unire.
Mettiamo che questo nuovo partito si formi: non sarà mica autosufficiente?
Vuole una mia previsione? Il governo Berlusconi cadrà nel giro di un anno.
Sicuro?
E sarà la Lega a farlo cadere. Perché Umberto Bossi ha capito che non riuscirà a portare a casa il federalismo e non vorrà pagare nei suoi tenitori anche il prezzo dell'impopolarità per la crisi finanziaria.
Secondo lei, lo ha capito anche Berlusconi che sarà Bossi a tradirlo?
Sì, Berlusconi sa che una rottura con la Lega sarà ineluttabile.
È preoccupato per le voci che rimbalzano dalla procura di Perugia?
Preoccupato? E di che?
Antonio Di Pietro, chiamato per vecchie storie legate al comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità, ha scaricato la responsabilità su di lei.
Sì, in quanto all'epoca, come vicepremier, presiedevo quel comitato. Ma ho raccolto tutta la mia corrispondenza con Di Pietro, che era ministro per i Lavori pubblici, e, pur non richiesta, l'ho inviata a Perugia, accompagnata da due paginette di promemoria. Se vogliono sentirmi, sono prontissimo.
di Giovanni Fasanella per Panorama