FRANCESCO RUTELLI

Intervista al Corriere della Sera: «Un esecutivo di larghe convergenze»

«Governo di larghe intese. Due anni per rilanciare l'economia»

Francesco Rutelli, il premier Silvio Berlusconi ha definito lei, Casini e Fini, «maneggioni della vecchia politica»
Il leader dell'Api (Alleanza per l'Italia) alleanto di Udc e Fli, risponde al veleono con il veleno: «Non mi interessano queste polemiche. Se poi vengono da un governo che passa dal caso Verdini a quello Consentino, alle preoccupazioni Americane sulle forniture energetiche russe...».

Scambio di accuse a parte, che cosa succederà il 14 dicembre? «Due anni fa il governo Prodi non cadde per la defezione di alcuni senatori, ma per motivi politici: l'Unione era scoppiata. Oggi accade lo stesso, perché la crisi è già in atto ed è provocata dalla rottura tra Fini e Berlusconi: quella maggioranza non c'è più, si è chiusa un'epoca».

Se sarà crisi di governo e non si dovesse andare al voto, come si comporterà il Terzo Polo?
«La via maestra è la creazione di una larga maggioranza: sarebbe inconcepibile affrontare l'attuale, grave, crisi economica con un governicchio. Ci vuole un esecutivo di larga convergenza che faccia scelte coraggiose per la crescita dell'economia Ormai è sotto gli occhi di tutti: la mezza mela di destra ha fallito, come anche quella di sinistra. E domani saranno più deboli di ieri. La missione del Nuovo polo è quella di creare un nuovo equilibrio».

Ma con chi dovrebbe allearsi il Terzo o, come dice lei, «Nuovo polo», per dare vita a questo governo di «larghe convergenze»?
«Bisognerà costituire una maggioranza più larga possibile, che a destra dovrà coinvolgere il Pdl e fare i conti con la Lega, cioè con l'attuale maggioranza, e a sinistra il Pd. Con Di Pietro sarà più difficile perché non è interessato a soluzioni costruttive: è l'altra faccia del populismo».

Si dovrà occupare solo di economia o anche di legge elettorale?
«La legge elettorale resta sullo sfondo perché è a tutti evidente l'assurdità di un sistema che offre il premio di maggioranza, il 55% dei seggi, a coalizioni che ormai viaggiano sotto il 4o% dei voti. Non succede neppure in Birmania La vera emergenza italiana è la stagnazione economica e la crisi del lavoro. E su questo che si dovranno concentrare gli sforzi del nuovo governo che, speriamo, abbia i prossimi due anni per approvare quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno e che né questo governo, né quello dell'Unione è riuscito a fare. Una cosa comunque è certa: il Nuovo polo non sarà, come dicono alcuni, "il partito della spesa". Anzi, il nostro obiettivo sarà quello di dare stabilità ai conti e ricostituire l'avanzo primario».

Ma chi dovrà guidare il governo delle «larghe convergenze»? Anche lo stesso Berlusconi?
«lo non l'ho mai votato per i6 anni. Le pare che possa votarlo adesso? Ci sono almeno cinque personalità in grado di farlo, ma è presto per fare nomi e chi decide è il presidente della Repubblica».

Chi sarà il leader del Nuovo polo: lei, Fini, Casini o, magari, un «papa straniero»?
«E prematuro parlare di leadership, noi tre ci stimavamo già prima, oggi abbiamo una bella intesa, non ci divideremo».

Ma se si andrà invece a votare dovrete porvi il problema.
«Certo. Ma una cosa è sicura. Anche se non si cambierà la legge elettorale saremo comunque determinanti. I sondaggi già parlano del 20% e ciò vuol dire che chiunque vincerà alla Camera, con il premio di maggioranza, al Senato dovrà fare i conti con noi. In altre parole: se non sarà possibile creare da oggi un nuovo governo di larga Maggioranza; come noi auspichiamo, si perderà solo del tempo prezioso per l'Italia perché si sarà costretti comunque a farlo dopo le elezioni, dato che nessuno prevarrà a Palazzo Madama. E, intanto, l'Api sta crescendo: è nata appena un anno fa e oggi già conta 1.200 eletti nelle amministrazioni locali. Raccoglierà presto altri 5 consiglieri regionali. Più che sui deputati in cerca di conferma, puntiamo su molti giovani che, controcorrente, si riavvicinano alla politica: li raduneremo a Siena all'indio di gennaio».

di Roberto Zuccolini, Corriere della Sera, 6/12/2010

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