150 Unità d'Italia, Lettera al Corriere della Sera: «Il 17 marzo sia festa nazionale»

Caro direttore
il 150° "compleanno della Nazione" è stato un successo: nonostante la concomitanza di altri eventi maggiori (conflitto in Libia e crisi nucleare in Giappone) non si è fermata l'attenzione degli italiani. È stata una ricorrenza una tantum, da mettere in archivio? No, io credo che vada confermata, magari ripensando le priorità fra le festività nazionali. Prima di tutto, però, ringraziamo chi ha i maggiori meriti nel successo del 17 marzo: senza la visionaria e tenace riproposizione della Patria voluta da Ciampi e consolidata da Napolitano, non avremmo avuto tanta partecipazione attorno al Tricolore. Anche i dispetti della Lega - palesemente minoritari - hanno finito per tradursi in un antagonismo utile a rafforzare quel sano protagonismo, ad aiutare a ritrovare valori nazionali che erano piuttosto patrimonio della destra, e sono oggi pienamente condivisi anche dai cattolici e dalle sinistre. Molto merito va ai programmi della RAI (anche per aver scartato il timbro retorico); e alla stampa (penso agli approfondimenti del Corriere). Certo: sono tanti i buchi da colmare, specialmente nelle scuole. Le interviste delle "Iene" hanno fatto emergere la pazzesca ignoranza storica di noi parlamentari ...  Ma poiché la ricorrenza della data più antica, quella della nascita e dell'unità della Nazione, ha dimostrato tutto il suo valore nei tempi difficili che viviamo, non accantoniamola. Ripensiamo il quadro delle festività nazionali. Stiamo attenti al loro impatto sulle attività produttive e del lavoro (non possiamo permetterci costi né vacanze in più); analizziamone i vantaggi per l'industria turistica; consideriamo l'attualità dei significati tradizionali, civili e religiosi delle nostre feste nazionali. Proporrò con una mozione, caro direttore, che il Parlamento discuta nelle prossime settimane una definizione complessiva delle festività italiane nell'arco dell'anno.