Liberalizzazioni, «È passo in avanti, ora più coraggio»
Signor Presidente, signori del Governo, in un momento in cui anche chi ci ascolta, attraverso la diretta televisiva, si chiede se questo è un momento, un torneo oratorio, oppure se cambia qualcosa nella vita degli italiani con questo decreto sulle liberalizzazioni penso che abbiamo il dovere di dire al Governo e agli italiani delle opinioni di sostegno ma, questa volta, meno convintamente forti e appassionate rispetto a quelle che abbiamo espresso al Governo Monti in precedenti occasioni.
Alla fine la domanda cui bisogna rispondere, signori del Governo, è la seguente: questa è un'occasione riuscita, oppure no? La nostra opinione - quella dei senatori del Gruppo Per il Terzo Polo, formato dai 14 parlamentari di Alleanza per l'Italia e di Futuro e Libertà - è che, tra la vastità delle materie e la qualità e la profondità dei cambiamenti, questa occasione non sia stata pienamente colta. Tuttavia, dobbiamo spezzare una lancia, come si suol dire, a favore del Parlamento, perché, diversamente da ciò che si temeva, il provvedimento esce tutto sommato migliorato in molti punti (ciò lo si deve anche all'iniziativa che il Gruppo Per il Terzo Polo, con i colleghi dell'UDC, ha assunto per lanciare un allarme e una preoccupazione sul rischio che il provvedimento peggiorasse durante l'esame parlamentare): questo va a merito dei senatori e dei rappresentanti del Governo che qui si sono adoperati.
Penso che a chi ci ascolta da casa dobbiamo dire una cosa semplice: che cosa significa parlare di liberalizzazioni e cosa comportano liberalizzazioni dell'economia? Più concorrenza e - quindi - l'approdo a tariffe più basse per i cittadini in quanto utenti di pubblici servizi e consumatori, nonché più apertura di settori chiusi. Quindi, soprattutto per i giovani, liberalizzazione significa potenzialmente più lavoro e rottura di equilibri apparentemente insuperabili e di corporazioni apparentemente invalicabili da parte della volontà generale. Le liberalizzazioni non sono un'ideologia.
Personalmente credo che questo sia un tempo in cui siano più necessarie liberalizzazioni che privatizzazioni, proprio perché la crisi economica sconsiglia di vendere asset che potrebbero essere svenduti in condizione sfavorevoli di mercato. Le liberalizzazioni sono una necessità vitale per il nostro Paese. Qui c'è il punto più importante del merito del Governo (che è un punto culturale): il Governo ha voluto mettere, per la determinazione del primo Ministro, sin dall'inizio del suo operato, questo tema tra i temi qualificanti e determinanti per le prospettive di sviluppo del nostro Paese.
Non possiamo negarci che in questo testo, pur molto ampio, di vere e proprie liberalizzazioni ce ne siano poche. Si tratta di molti provvedimenti diffusi e credo che il non aver introdotto nuove materie importanti per i cittadini, francamente, signori del Governo, non sia stato per aderire al richiamo del Capo dello Stato di non caricare i decreti-legge con provvedimenti ultronei. In questo provvedimento, infatti, ce ne sono diversi. Ad esempio, uno su cui si è trovata l'intesa - l'ICI sul no profit - difficilmente si può ritenere coerente con la materia delle liberalizzazioni. L'intesa c'è stata e ben venga, ma non vi è dubbio che avremmo preferito inserire delle materie di maggiore interesse e concretezza.
Ne cito soltanto due. In primo luogo, agganciarsi alle norme sui revisori dei conti per migliorare la trasparenza dei bilanci dei partiti politici: è un problema serio e anche drammatico, per certi versi. Secondariamente, regolare le lobby: mi riferisco all'emendamento del senatore Bruno, che non è stato accolto, anche se c'è un'iniziativa del presidente Schifani che in parte la recepisce. Sottosegretario Catricalà e membri del Governo, consentitemi di dire che non possiamo pensare di avere delle regolamentazioni sul rapporto con i gruppi di interesse differenti tra Senato, Camera dei deputati, Regione Marche, Regione Toscana e Parlamento europeo. È ridicolo. Dobbiamo andare a una definizione legislativa piuttosto chiara.
Ma l'occasione oggi è significativa per un Gruppo come il nostro, che è formato da parlamentari - mi si passi l'espressione - di orientamento liberale, che hanno fatto parte delle coalizioni precedenti: una componente ha preso parte alla coalizione di centrosinistra e un'altra a quella del centrosinistra. L'occasione è significativa perché verso il Governo abbiamo molta aspettativa, questa volta non del tutto soddisfatta. Le coalizioni di cui abbiamo fatto parte (io di quella di centrosinistra, e gli amici di FLI di quella del Governo precedente al vostro), hanno visto prevalere le resistenze corporative, e unendoci nel Terzo Polo abbiamo sostenuto questo Governo perché fosse più coraggioso, perché nelle nostre coalizioni non siamo riusciti a proporre fino in fondo e ad imporre delle riforme incisive in materia di liberalizzazioni, poiché sono prevalse le linee di resistenza.
Signor Presidente, mi è capitato di ritrovare un articolo, dal mio punto di vista veramente suggestivo, del Presidente Monti, pubblicato sul «Corriere della Sera» il 12 novembre 2006, in risposta al tentativo del Governo di centrosinistra, di cui faceva parte anche l'attuale Presidente dell'Assemblea. Come aveva fatto il collega Bersani e la collega Lanzillotta sui servizi pubblici locali, io avevo proposto un pacchetto piuttosto imponente di riforme liberalizzatrici.
L'attuale presidente Monti si schierò allora pubblicamente sul «Corriere della Sera» in favore di tale provvedimento argomentando nel seguente modo: «il progetto, decisivo per il futuro del Paese e riguardante diverse competenze, deve essere guidato personalmente dal primo ministro». Scrisse inoltre Mario Monti: «è un vero piano articolato di riforme fattibili, che individua molti settori in cui i consumatori e la competitività del Paese pagano le conseguenze di posizioni di rendita di alcune categorie e corporazioni». «Il consenso - proseguiva Mario Monti - e il sostegno dei cittadini, dei consumatori, degli utenti sarà importante, per superare le prevedibili forti resistenze (...) che verranno, come è normale, da coloro che con le nuove misure vedrebbero ridursi protezioni e rendite». In quell'articolo Mario Monti disegnava i nemici della liberalizzazione ovvero i fautori della conservazione, di sinistra e della corporazione antiliberale.
Ecco perché, signori del Governo, per noi era e resta importante il vostro compito, che è quello di garantire una tenuta politica dopo i fallimenti dell'ultimo ventennio, ricordando ai colleghi che hanno ritenuto in quest'Aula di difendere interessi settoriali, che è finita l'epoca dei partiti che si credono sindacati. I partiti debbono guardare l'interesse generale piuttosto che la presunta tutela di settori o microsettori, confidando su questo di avere dei consensi: è un malinteso ormai vecchio, e in fondo la modernità di questo Governo dovrebbe essere quella di sapere interpretare l'interesse generale contro gli interessi particolari.
Vengo ai punti concreti che vogliamo apprezzare. È positivo l'articolo 1 che indica dei princìpi significativi; sono positivi gli standard dei costi per i servizi pubblici locali; l'Autorità dei trasporti è una delle acquisizioni più importanti dell'iter del provvedimento in Senato; è molto importante la separazione di SNAM Rete Gas dall'ENI. Sia chiaro, tutto ciò deve avvenire e il Governo si deve impegnare prima della fine della legislatura. Quei 18 mesi non ci piacciono, perché pensare che si possa andare oltre la conclusione di questa legislatura è già un elemento di preoccupante rischio di ritorno all'indietro.
Ci siamo impegnati - ricordo il lavoro della senatrice Germontani e del collega Valditara - per ottenere delle modifiche significative antitruffa sulle assicurazioni (il noto colpo di frusta) e un importantissimo emendamento sui farmaci non solo monodose, per far sì che il medico prescriva al paziente dei farmaci che non vadano a finire negli armadi e nelle discariche a centinaia di migliaia, ma che siano misurati sull'interesse del paziente e sulla tenuta del Servizio sanitario nazionale contro gli sprechi; la consideriamo una riforma importantissima.
Abbiamo proposto dei miglioramenti per altre categorie. Mi spiace di non poter citare, perché il tempo a mia disposizione si è esaurito, varie proposte che avevamo avanzato sulle reti, sui trasporti, sulle ferrovie, sulle autostrade, che avrebbero dovuto essere incluse nel provvedimento.
Signor Presidente, oggi certamente cala lo spread ovvero il differenziale trai rendimenti dei titoli italiani e quelli tedeschi, ma purtroppo aumentano la disoccupazione e le tensioni sociali. Ecco perché diciamo che questo è un passo in avanti, ma non ancora un cambiamento strutturale. Noi sosterremo, e in un certo senso incalzeremo, il Governo perché faccia le riforme di fondo di cui ha bisogno il Paese. Questo è un passo in avanti di cui non siamo soddisfatti fino in fondo. Tuttavia, rinnoviamo la nostra piena fiducia al Governo Monti.