FRANCESCO RUTELLI

Intervista a La Sicilia


Francesco Rutelli
, ieri a Catania per discutere delle candidature per le elezioni europee, trova anche il tempo per l'arte, la mostra a Palazzo Valle, e per una visita di cortesia al nostro giornale. Accetta le domande e ne fa, curioso di questa terra saldamente votata alla nuova destra.

Lei non ha condiviso la scelta di Franceschini di sfilare con la Cgil. E' dello stesso parere anche dopo il successo della manifestazione? 
«Sul piano politico una manifestazione di protesta contro il Governo e la sua politica economica non può che avere la simpatia dell'opposizione, sul piano sindacale la posizione della Cgil è sbagliata perché l'accordo sulla contrattazione di secondo livello è giusto. Spero che Franceschini faccia rapidamente con la Cisl e la Uil delle iniziative politico sociali per mantenere un equilibrio che un grande partito come il Pd deve avere».

Bersani sostiene che l'attuale Pd sia un partito senza identità, che ha una struttura più gassosa che liquida. Che ne pensa?
«Non mi ritrovo dalla parte delle bollicine. Veltroni aveva una linea politica giusta, ma un'attitudine verso la costruzione del Pd che si è infranta. Bisogna fare del Pd un partito radicato nei territori e nelle amministrazioni e che abbia una linea politica chiara. Ci sono culture molteplici, ma l'obiettivo è conquistare il centro del Paese, il che non significa non includere le culture riformiste di sinistra che sono parte della storia d'origine del Pd. Obama e Blair hanno vinto così».

Anche Casini dice che bisogna rifare il centro e spera sempre in lei. A quale condizioni lei risponderebbe a queste avances?
«Casini è uscito dal centro destra perché è stato escluso da Berlusconi, ma ha fatto scelte rispettabili. Adesso è alla prova nella capacità di costruire una posizione di centro riformista e autonomo e mi auguro che non si limiti a prendere qualche scontento dal Pd, come sta avvenendo sporadicamente. Sono tra i fondatori del Pd e credo che debba crescere nell'area centrale ed allearsi verso il centro».

Franceschini dice che non bisogna imbrogliare gli elettori, per cui alle europee non si deve candidare chi è incompatibile: Berlusconi, ma anche Vendola e Di Pietro. Condivide questa scelta?
«La condivido, ma so che non sarà sufficiente. Berlusconi si è candidato 4 volte alle europee e tutte le volte se ne è andato. Questo è poco serio, ma non è sufficiente per non farlo votare dai suoi elettori. Ai candidati civetta dobbiamo contrapporre una piattaforma politica e candidature serie, suggestive e di richiamo per l'elettorato».

La bioetica è uno dei temi sensibili su cui si gioca l'identità e il futuro del Pd. Dopo la parziale, ma sostanziale, bocciatura della fecondazione assistita da parte della Consulta, lei ha qualche ripensamento?
«No. Di questa legge condivido la necessità di non andare verso un supermarket della procreazione dove ognuno si fa le cose su misura, poi ci sono delle rigidità che si potevano evitare. Ma Fini blindò la legge e impose ai suoi parlamentari di votarla com'è oggi. Rispetto la sua posizione e qualunque riflessione evolutiva del pensiero su materie così delicate, però non dimentico. Che dica alla Corte costituzionale che ha liberato le donne da una norma che ha voluto lui mi pare davvero singolare, come i cantori di sinistra di un Fini laico».

Sul testamento biologico la sua posizione è stata tra le più vicine a quella della Chiesa e del Pdl. Lei che è stato radicale non si sente in imbarazzo a negare valore alla libertà individuale di decidere della propria vita e della propria fine?
«Sono convinto che una parte molto importante dell'umanesimo laico del nostro Paese ha una larga corrispondenza con l'umanesimo cristiano. Con i radicali ho dedicato la maggior parte del mio impegno e del mio tempo alla battaglia contro la fame nel mondo. Non vedo la contraddizione tra il difendere il valore della vita umana, che non è un fatto confessionale, ma civile, anche con riferimento ai rischi che nascono dall'intervento della tecnica sullo svolgimento della vita umana. Penso che la libertà della persona non debba essere affidata né al prete, né al giudice, ma che l'espressione della volontà della persona debba essere mediata da un medico».

La Sicilia - 5 aprile 2009

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