«Il referendum è sismografo del cambiamento»
Un mio intervento pubblicato sul profilo facebook: «Come nel 74, come nel 91. E ora, nel 2011, dove andremo?»
La storia del dopoguerra italiano ha conosciuto due referendum "rivoluzionari". Come i sismografi, che registrano i terremoti, entrambe quelle votazioni registrarono un cambiamento già in corso nella società. Quello sul divorzio del 1974 registrò l'avvenuta secolarizzazione della società italiana; una cultura popolare mutata, oltre il convincimento religioso. Quello del 1991 sulla preferenza unica registrò l'accelerazione dell'uscita dalla cosiddetta Prima Repubblica, all'indomani della caduta del Muro. I referendum del giugno 2011 registrano una cosa fondamentale: l'esaurimento del ciclo politico di Berlusconi, durato quasi 18 anni.
I referendum certificano la volontà popolare. Per loro natura, a parte l'importante abrogazione (o conferma) di norme di legge, non sono in grado di costruire nuovi scenari. E' giusto ricordare, dunque, che dopo il '74 l'Italia conobbe una stagione di cambiamenti drammatici; che dopo il '91 nacque la nuova, difficile stagione del bipolarismo-con-Berlusconi. E oggi?
È compito della politica rispondere. Prendere atto della profonda volontà popolare, progettare passaggi che si annunciano non meno critici. Ma saggezza, creatività, esperienza debbono guidarci perché siano costruttivi e positivi per il nostro Paese. Non nelle prossime settimane soltanto. Per gli anni a venire. E dunque per le generazioni a venire.