Governo, Rutelli a Berlusconi: "Ciclo finito e bipolarismo dietro le spalle"
Signor Presidente del Consiglio, non la seguirò sulla strada del torneo della contrapposizione, che - sottolineo - rovescia completamente e abbastanza tradizionalmente l'impostazione con cui lei aveva aperto alla Camera dei deputati queste due giornate, con un discorso di dialogo, di invito al reciproco rispetto, rivolto alla maggioranza e alle opposizioni. Questa sera lei ha scelto un'impostazione polemica ed aspra e io non la seguirò su questa strada, signor Presidente del Consiglio.
Ricordo di essere stato in quest'Aula due anni fa, dopo meno di due anni di vita del Governo Prodi, di cui ero vice premier, a constatare che non c'era più una maggioranza, che un drappello di eletti nel centro sinistra di allora aveva cambiato casacca. Ma sapevo che noi avevamo anche perso la maggioranza nel Paese: non perché un Governo debba inseguire il consenso a scapito delle riforme, ma perché con quella maggioranza era difficile sia fare le riforme, sia conquistare il consenso.
È mutato un ciclo politico. È finito un ciclo politico e la retorica del suo intervento di oggi non può nascondere l'evidenza di ciò che è accaduto ieri a Montecitorio e oggi in quest'Aula. Il voto di ieri, al di là dei numeri, che pure sono eloquenti, ha certificato l'esaurimento di questo ciclo politico e, a differenza di quello che la propaganda induce a dire, anche voi sapete benissimo che il bipolarismo italiano, la speranza - aggiungo - di un ordinato, moderno, costruttivo bipolarismo, è dietro le spalle.
Al contrario di quello che lei ha detto ieri, l'interesse di fazione prevale sempre sull'interesse del Paese. Lo si è cercato, lo si è voluto. Lei: i voti contro le sinistre; buona parte delle sinistre: i voti contro Berlusconi.
Non esiste più l'alleanza di un tempo con Fini, Casini e Bossi in una posizione periferica. Il Paese ha capito che è tramontata per sempre l'idea di una rivoluzione liberale. Che la Lega domina il gioco, sorniona: aspetta l'irreversibilità della crisi per staccare la spina al Governo e puntare ad incassare i consensi nelle terre in cui è forte. Il populismo, infatti, signor Presidente del Consiglio, o lo si governa o ti mangia.
E lo stesso accade a sinistra. Mi chiedo come possa il PD immaginare di potersi alleare con quelle voci di opposizione che abbiamo ascoltato ieri. Anche a sinistra è tempo di scegliere: cultura di governo oppure inseguimento dell'antipolitica e della denigrazione erette a sistema. (Applausi dal Gruppo PdL).
Ecco i frutti velenosi del fallimento di questo bipolarismo! Un anno fa avevamo amaramente previsto la crisi di questa maniera di agire della sinistra, la rottura tra Fini e il Premier, l'avanzata della Lega.
Assieme a un gruppo di persone pronte a rischiare abbiamo dato vita all'Alleanza per l'Italia. Pensiamo a costruire un nuovo polo, democratico, liberale, riformatore. Vogliamo unirci con chi sia d'accordo nel fare le riforme che, in questi 17 anni, in Italia non siamo riusciti a fare.
Lei, signor premier, ha la responsabilità più grande, perché è nell'ottavo anno di Governo sugli ultimi 10. Oggi è ancora qui e penso che tocchi proprio a lei dire agli italiani la verità. Non è questione di leggi elettorali, di controllo del potere, di numeri in Parlamento. No, è il momento di dire che per fare le riforme indispensabili per la crescita, la competitività, le imprese, la famiglia serve una coalizione in grado di farle. Per testimoniarlo, noi oggi depositiamo una mozione che contiene oltre 20 punti di proposte coraggiose e concrete, che riguardano le riforme necessarie per la società italiana.
Concludendo, signor Presidente del Consiglio, le dico che se una coalizione formata da PdL e Lega Nord andasse al voto, e lei lo sa bene, avrebbe molti milioni di voti popolari in meno ma, soprattutto, nessunissima possibilità di fare queste riforme.
Dunque, è il momento di dirsi la verità. Altro che Governo del fare. Se lei si è stancato di leggere tutto ciò che avete realizzato, pensi a quanto si sono stufati gli italiani di sentirsi ripetere promesse di tagli alle tasse, annunci che non vengono realizzati, retoriche sul federalismo inconcludenti.
È per questo che oggi il primo partito in Italia, anche per la debolezza delle opposizioni, è quello delle astensioni. Ecco perché siamo alla fine di un ciclo. È perché le due mezze mele di questi poli, cari colleghi, non ce la fanno. Ed ecco perché tocca alle persone libere e forti trovare la via di uscita, con la libertà delle persone responsabili, con la forza creativa con cui restituire speranza alla politica, civiltà al confronto di idee, progetti onesti, seri e innovatori capaci di rimettere in cammino l'Italia.
Intervento di Francesco Rutelli al Senato