FRANCESCO RUTELLI

Il mio intervento in Senato sulla crisi economica

Intervento del sen. Francesco Rutelli sulle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in merito alla crisi economica

Signor Presidente, che cosa non tornava nel discorso del Presidente del Consiglio? Perché il discorso del Presidente del Consiglio è suonato falso alle orecchie di tanti di noi? Perché è suonato un discorso un po' «a babbo morto»? Tante volte è capitato che molti non credessero che il Premier dicesse la verità: ma dava mostra di crederci. Oggi non ha detto la verità, e neanche ha dato mostra di crederci. Io ricordo, colleghi senatori, che non un secolo fa, ma appena sei settimane fa, il 21 giugno, il Presidente del Consiglio è venuto nell'Aula al Senato e, non un secolo fa, ha detto: "Rivendico come un risultato formidabile del nostro Governo il fatto di avere messo al riparo il debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi". Non un secolo fa, ma sei settimane fa, ha detto: "eviteremo certamente di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando per sopravvivere". Non un secolo fa, ma poco più di un mese fa ha detto «C'è stato il rischio di essere travolti dalla crisi e c'è stata la concreta possibilità di subire passivamente tutti gli effetti negativi della speculazione finanziaria internazionale. E invece no». Queste sono le parole del Presidente del Consiglio che non dice la verità, ma prova a presentare agli italiani la sua idea di un Paese che va meglio.

Perché oggi non è credibile il Presidente del Consiglio che non dice la verità e indora una pillola che gli italiani che ci ascoltano da casa sanno essere tutt'altro che dolce, perché la situazione è dura per le famiglie, è dura per le imprese, è dura per il Nord e per il Mezzogiorno? Cosa è che non funziona, colleghi? Prenderò meno di un minuto per darvi dei dati, perché il punto politico è uno solo, Presidente: se la crisi internazionale è grave - ed è grave - la crisi italiana è peggiore. Quindi tutto l'assunto del Governo, per cui noi ce la stiamo cavando persino meglio degli altri, non è vero. Vediamo i numeri di quando, il 21 giugno, lei ha usato quelle parole e confrontiamoli non con Paesi lontani: con gli altri tre grandi Paesi dell'area dell'euro, la Spagna, che stava peggio di noi, la Francia e la Germania. Chi il 21 giugno aveva risparmi in borsa, da allora in Italia ha perso più del 14 per cento del valore; la borsa spagnola, cioè quella di un Paese molto più in crisi di noi allora, ha perso in quello stesso periodo, in questo mese e poco più, il 9 per cento; quella francese il 5,8 (molto meno della metà di Milano); quella tedesca appena il 3,3 per cento.

Il Governo spagnolo, nel frattempo, ha dichiarato il suo fallimento, si è dimesso e ha chiamato le elezioni politiche. I nostri buoni del tesoro decennali - ecco quello che interessa agli italiani, ai risparmiatori, alle famiglie che vogliono sapere cosa fare con i 50.000 euro che hanno in banca, che hanno da parte: vogliono sapere dove vanno a finire i propri risparmi, come investire, come difendere il benessere dei propri figli, delle future generazioni. (Applausi dai Gruppi Per il Terzo Polo:ApI-FLI e UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI e della senatrice Pinotti ). I buoni del Tesoro italiani - hanno superato il 27 giugno la barriera del 5 per cento del rendimento. Oggi sono ad un livello del 6,27 per cento, pari a quello del 1990: siamo tornati nella crisi più profonda della finanza e dell'economia italiana.Lei le ha dette queste cose, signor Presidente del Consiglio? Lei ha fatto il quadro della verità dei numeri drammatici e autentici della crisi economica? Il differenziale con i titoli tedeschi quel giorno, quando lei ha parlato e ha fatto quelle affermazioni, era pari a 184 punti; ieri era più che raddoppiato, in poco più di un mese: 369 punti. Intanto, il differenziale spagnolo lo abbiamo praticamente raggiunto, mentre allora sembrava lontanissimo; quello francese è appena a 60 punti ed i titoli tedeschi oggi sono a un rendimento eccezionale del 2,4 per cento. Presidente, sono numeri aridi, sono numeri vuoti o è un punto di verità che chi guarda certi telegiornali, quelli del «tutto va bene, madama la marchesa», assomiglianti al suo discorso di stasera, non può sentirsi dire? Sono numeri aridi o è la realtà di un Paese che sta peggio degli altri Paesi che stanno dentro - come tutti i Paesi stanno dentro - alla crisi economica? E allora il punto politico è il punto di una crisi di fiducia. Crisi di fiducia dei mercati internazionali verso il vostro Governo; crisi di fiducia che traduce la situazione italiana in meno ricchezza, meno lavoro e più indebitamento per tutti gli italiani.

Ed è una crisi di fiducia che ha radici e ragioni politiche. La prima: avete sopperito alla crisi della maggioranza elettorale, dopo la fuoriuscita, la cacciata del presidente Fini, con un drappello di deputati disponibili, ma con un nuovo equilibrio politico, immaginato sul PdL e Berlusconi, sulla Lega, su Tremonti. Tutti e tre questi pilastri, tutte e tre queste gambe della politica del Governo sono in crisi, tutte e tre insieme, e tutte e tre tra di loro, se abbiamo ascoltato il discorso della Lega poco fa a Montecitorio: discorso improntato ad un'opposizione quasi più forte di quella di alcuni dei partiti di opposizione. Scontento, frustrazione, insoddisfazione profonda nella vostra maggioranza; la crisi del ministro Tremonti; la sfiducia tra voi, che non vi parlate. I mercati internazionali lo capiscono che questa è una maggioranza divisa al suo interno, fratturata al suo interno, sfiduciata innanzitutto al proprio interno.

E la seconda motivazione non è solo politica, ma è propriamente economica. Voi avete approvato una manovra, il cui traguardo politico non è il 2011, non è il 2012, ma il 2013 e il 2014.E quali sono i mercati che, in una condizione di fragilità politica come quella nella quale si trova il vostro Governo, sono pronti ad investire sull'Italia? E cosa fanno coloro che hanno dei risparmi da gestire, sapendo che questo Governo è così debole politicamente e domani è destinato a cedere il passo, dopo le elezioni politiche, ad un altro Governo, che è quello che dovrà realizzare la manovra che oggi voi avete approvato, ma che non entra in vigore oggi? Ma non è questa, Presidente e colleghi, la ragione per la quale, anziché investire sull'Italia, si disinveste dall'Italia, Si portano via le risorse, si danneggiano i risparmi degli italiani, si mette in crisi la nostra economia?

Ed allora, Presidente e colleghi, è evidente che oggi lei ci ha richiamato ad uno spirito patriottico di cui abbiamo già dato prova, con tutte le opposizioni. L'Italia, unico Paese democratico, ha votato in tre giorni una manovra che, pur non avendola condivisa, abbiamo consentito venisse varata, di fronte all'emergenza economica, finanziaria e sociale che si profilava. E ieri, in Aula - lo dico a tutti i colleghi - noi del Terzo Polo abbiamo presentato assieme al collega Nicola Rossi, al presidente Baldassarri, a colleghi lungimiranti del PdL, del PD e della Lega, la proposta più seria e più urgente, la riforma della Costituzione che impone il pareggio di bilancio. È la scelta già approvata dalla Germania, in via di approvazione in Francia, su cui dovete solo dire di sì. (Applausi del senatore Morando). Noi siamo pronti a riunirci da domani in Commissione, presidente Schifani, per approvarla nel giro di poche settimane. Voi siete pronti a farlo? Vi sfidiamo a farlo.

Questo sarebbe il messaggio di volontà, di serietà e di credibilità che i risparmiatori e gli investitori si aspettano. Noi siamo pronti, colleghi, non solo a concordare con le parti sociali, così come ha proposto il presidente Casini, una commissione per convergere sulle riforme per la produttività, per le liberalizzazioni, per l'innovazione, per la crescita, ma a portare in Parlamento già a settembre una manovra che anticipi gli effetti fondamentali di quella troppo lontana che avete approvato. Solo con la crescita riparte il Paese, solo con tagli di spesa veri, difficili, anche con tagli ai costi dei partiti, della politica, parte simbolica ma che noi per primi siamo pronti a fare approvare dal Parlamento. Lo abbiamo proposto, lo rilanceremo incessantemente, perché dobbiamo dare questo messaggio agli italiani. Sono numeri piccoli ma numeri che contano.

E noi siamo qui per dirvi che il Terzo Polo che è nato, il nuovo Polo che unisce le forze di Alleanza per l'Italia, di Futuro e Libertà. Dell'UDC, vuole dare il suo contributo perché l'Italia esca dalla crisi. Oggi voi potete far finta che le cose possono procedere. Noi non aspettiamo la spallata giudiziaria, non aspettiamo la spallata dei mercati. Vi diciamo che ci vuole un Governo di larga convergenza, con un Premier che faccia un passo indietro. Dubitiamo che lo faccia, ma siamo pronti ad appoggiare un Governo che proponga al nostro Paese la soluzione, difficile ed indispensabile, per tornare alla crescita, al lavoro, al futuro dei giovani. Siamo pronti a farlo insieme: l'Italia ce lo chiede. Se voi direte di no, ne pagherete il prezzo per gli anni a venire davanti al popolo italiano.
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