Roma, Eventi straordinari e ordinario governo della città
L'intervento di Francesco Rutelli al convegno "Eventi straordinari e ordinario governo della città"
Venerdì 19 novembre 2010 - Auditorium Parco delle Musica
Caro Cardinale Etchegaray, siamo grati e commossi perché Lei è venuto a portarci il suo saluto, anche se impegnato nel Concistoro. Lei ci ha detto che durante il Giubileo del 2000 - che noi oggi stiamo analizzando come esempio per la trasformazione delle città e la crescita delle comunità - un ruolo fondamentale ha svolto il pluralismo che lo animò, secondo la grande idea ispiratrice di Papa Giovanni Paolo II. E nel farlo, con la Sua forza, ha usato una parola cinese ed un motto musulmano. Nel porgerLe il nostro ringraziamento per il messaggio che ha scelto di trasmetterci con le Sue parole, vorrei ricordare ai presenti che il Cardinale Roger Etchegaray è stato davvero un globe trotter, come ha detto Lui stesso in maniera così umile. Inviato dal Papa tra i primissimi in Cina per capire quel mondo in mutamento, tra i primi lo ha saputo leggere ed interpretare. Ma voglio ricordare anche l'ultima Sua missione, purtroppo fallita. Pochi sanno che il giorno prima che iniziassero i bombardamenti a Bagdad, l'ultimo ambasciatore, l'ultima personalità istituzionale che andò ad incontrare Saddam Hussein per convincerlo ad arrendersi e scongiurare quella guerra fu proprio il cardinale Etchegaray. Io conservo la foto che mi ha donato di quell'appuntamento. Forse il corso della storia era inarrestabile. E se fosse stato fermato, molte cose nel mondo oggi sarebbero diverse, a partire dalla rinnovata esasperazione dei conflitti religiosi. Questo per dirLe che per noi Lei non è stato solo il Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno 2000, ma soprattutto la persona che, con la sua autorità e la sua autorevolezza, ha dato a questo evento una visione che ne ha arricchito la spiritualità. Un grande uomo di pace, di vita e di libertà, cui per la Sua lunga vita e la lunga vita che ancora ha davanti noi vogliamo oggi presentare il nostro tributo.Voglio ringraziare coloro che hanno permesso lo svolgimento di una mattinata di lavori così ricca, densa e stimolante. Innanzitutto, Claudio Rosi, che è stato decisivo per la riuscita di un appuntamento che ha visto la partecipazione di più di mille persone. Voglio ringraziare anche coloro che facevano parte della nostra amministrazione negli anni del Giubileo e che sono qui con noi oggi: Mimmo Cecchini, che è stato assessore all'urbanistica e determinante nel realizzare l'Auditorium - la cui localizzazione, lo ricordo, fu proposta su input di Francesco Ghio da due consiglieri comunali, Antonio Cederna e Francesco Rutelli, durante l'amministrazione precedente alla nostra - , Esterino Montino, Loredana de Petris, Claudio Minelli, Giancarlo D'Alessandro, Maria Pia Marchetti; ed anche Guido Improta, che ha contribuito in modo significativo alla riorganizzazione del turismo romano in quegli anni.Infine, voglio ringraziare Giancarlo Lucariello che ha curato il filmato che è stato proiettato e che resterà una bella testimonianza di questa giornata.
La riflessione che emerge dal nostro convegno non è solo retrospettiva. Piuttosto, vuole essere prospettica, guardare al futuro a partire dall'esperienza di quegli anni che prepararono l'evento straordinario più importante e più complesso che l'Italia abbia dovuto gestire per durata, per numero di avvenimenti, per persone che vi hanno partecipato e per complessità organizzativa. Era necessario far sì che la città traesse beneficio da un'esperienza che non volevamo fosse effimera o addirittura nociva, come accaduto in altre circostanze. Un appuntamento che ha rappresentato un'occasione irripetibile di trasformazione urbana e di buona amministrazione. Si è verificato quello che potremmo definire un miracolo laico e civico, attraverso il solo utilizzo di procedure ordinarie, perché - come ha sottolineato da ultimo Paolo Baratta - la necessità di far funzionare l'amministrazione ordinaria per far vivere questo paese è assolutamente cruciale. Il Sindaco - Commissario aveva una forte responsabilità politica, ma non ha avuto alcun potere speciale. Ricordo che quando ero Vicepresidente del Consiglio mi colpì in modo particolarmente negativo l'occasione in cui il Comune di Napoli chiese la dichiarazione di Grande Evento per una visita del Papa, perché era necessario asfaltare la strada che Benedetto XVI doveva percorrere e non erano in grado di farlo ordinariamente: si erano resi conto che non gli bastava il tempo; non ci avevano pensato prima.
Noi, in occasione della preparazione del Grande Giubileo del 2000, abbiamo dovuto operare secondo le procedure ordinarie, tenendo conto che i soldi sono stati stanziati e resi disponibili solo nella seconda metà del '97; io entrai in carica come Commissario il 1° gennaio del '98. Anche la decisione chiave del programma approvato da parte della Commissione Roma Capitale seguì la procedura ordinaria: fu assunta l'11 marzo del '98, il Ministro dei Lavori Pubblici firmò il Decreto l'8 maggio del '98, la Corte dei Conti registrò il 9 giugno del '98 la delibera, che fu pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 30 giugno del '98. La Direttrice dell'Ufficio Roma Capitale del Comune di quegli anni ha ricordato che per l'erogazione dei finanziamenti, una volta deciso lo stanziamento dopo la vittoria di una gara, occorrevano almeno 13 passaggi per la progettazione e 18 per la fase realizzativa. Pur con questi limiti - come ricordava Luigi Zanda - si è data prova di grande flessibilità e concretezza puntando non su grandi opere che sarebbe stato tecnicamente impossibile realizzare, ma su opere coerenti ed integrate con la vita della città.
Lo spirito di squadra, che tanti hanno evocato, fu la condizione della riuscita, perché gli interventi rientravano in un progetto che era ispirato da un'idea generale e coerente della città. Paolo Buzzetti ha testimoniato, dal punto di vista degli imprenditori che concorsero a questo processo, come tutte le forze produttive abbiano partecipato nella trasparenza - tutti hanno dovuto prendere parte alle gare, nessuno ha avuto incarichi fiduciari o diretti - avvertendo la grande opportunità di trasformazione per la città ed anche rinunciando in molti casi al proprio interesse economico personale.
C'è un altro aspetto molto importante: la disponibilità di un parco progetti.
All'inizio, con la nostra Amministrazione, abbiamo definito un poster plan, ovvero un piano di sintesi delle trasformazioni urbane, che ha accompagnato tutte le opere realizzate attraverso gli strumenti urbanistici e tecnico - amministrativi. Un esempio concreto deriva dal fatto che noi abbiamo usato i ribassi delle gare, caso rarissimo nella vita dell'amministrazione, in una finestra di tempo molto breve, poco più di 2 anni effettivi. Via via che i progetti si accumulavano, si facevano gare che venivano aggiudicate con un ribasso che poteva essere all'incirca tra il 15 e il 25%, a seconda dei casi. Quei soldi li abbiamo tutti reinvestiti. Considerate che a Roma si è speso il 97% circa delle risorse disponibili, e che in questa percentuale è compreso il riutilizzo dei ribassi delle gare, che nell'ultimissima fase noi devolvemmo all'acquisto di mezzi pubblici di ultima generazione, che hanno funzionato per il Giubileo ed hanno continuato a circolare anche dopo.
Chiara responsabilità di guida, forte volontà politica, cooperazione tra le istituzioni e funzionamento dell'amministrazione ordinaria, un'organizzazione capace di vincere le resistenze corporative e le cattive abitudini: queste sono state le chiavi di volta del successo di quella esperienza. E tutto ciò, al di là di ciò che si pensa, non è stato fatto con molti soldi: alla città di Roma sono andati in tutto 1350 milioni di euro.
La seconda parte del mio intervento è dedicata ad alcuni elementi emblematici di questa esperienza, che possono essere utili ancora oggi e per il futuro.
Non erano molto lontani i Mondiali di calcio ospitati dal nostro Paese. Senza polemiche verso le amministrazioni precedenti, non c'è dubbio che si trattò di un'esperienza particolarmente infelice da vari punti di vista. Oggi, a Roma, ancora si discute di nuovi stadi da costruire perché siamo scontenti dello stadio Olimpico. Ricordo che una delle maledizioni di queste città erano le opere incompiute avviate in occasione dei Mondiali. Tra tutte cito la stazione di Vigna Clara, che fu via via pub, ristorante, negozi aperti e chiusi e poi riaperti, ed il Terminal Ostiense, che non fu mai completato per varie e complesse ragioni.
C'è poi un altro fattore, già citato da Enzo Mosino: nei cantieri dei Mondiali di calcio morirono 32 persone. Noi, nella preparazione del Giubileo, ritenemmo questa un'eredità eticamente intollerabile. Grazie al coordinamento che il Prefetto ha sobriamente ricordato, le centinaia di cantieri pubblici e le migliaia di altri privati connessi non hanno visto neanche un incidente grave sul lavoro, neppure una vittima, pur in questa straordinaria concitazione operativa.
Con Il Grande Giubileo del 2000 si avviò una politica permanente per il turismo. Dopo l'ottima relazione introduttiva di Enzo Cipolletta, che ha spiegato come i Giubilei siano stati decisivi per l'economia di Roma nella sua storia, Giuseppe Roma ci ha mostrato dei grafici relativi al sorprendente calo degli afflussi turistici dopo il 2000. La ragione di questo non è stato un gloom after the boom, la crisi dopo un grande evento, ma l'11 settembre. Gli operatori turistici si sono ripresi perché potevano contare sulle infrastrutture e su un'organizzazione nuova che si è messa in campo in questa città. Grazie ad una legge regionale, la legge 20 del '97, sono stati concessi incentivi, supporti amministrativi, semplificazioni agli operatori turistici. Solo nella nostra città sono stati realizzati alberghi per 200 domande approvate per apertura e ristrutturazione, 120 nel centro storico, 30 nel semi centro, 50 in altre parti della città, con 5563 nuove stanze.
Lì ebbe inizio il boom del turismo della città di Roma, che ancora continua. Perché non si è utilizzato il Giubileo solo per costruire case per ferie ed ostelli per i pellegrini. Ma si è investito sul turismo come motore dello sviluppo della città e del territorio. Gli investimenti negli alberghi di Roma da parte dei privati, proprio grazie a queste procedure di sostegno, furono pari a 800 miliardi di lire.
Voglio sottolineare un altro aspetto che fu cruciale. Noi decidemmo di sacrificare una parte delle risorse destinate inizialmente a Roma per realizzare a Civitavecchia il nuovo molo portuale per le grandi navi, perché consapevoli che lo sviluppo di questo snodo logistico fosse strategico per la crescita del turismo nazionale e mediterraneo, e così è stato.
E' importante una riflessione sulle politiche di riqualificazione urbana. Assegnammo 124 miliardi di lire per il rifacimento di facciate e parcheggi pertinenziali, che portarono a realizzare, nel Comune di Roma, interventi su 2400 edifici.
Stabilimmo anche un criterio per il quale gli edifici dovevano avere una sola antenna centralizzata sul tetto, tanto che ancora oggi, guardando Roma dall'alto, è possibile riconoscere gli edifici ristrutturati nel 2000. Si ottenne così un risultato importante unendo un finanziamento pubblico modesto e gli incentivi che defiscalizzavano le spese per le ristrutturazioni edilizie e faceva emergere il nero (la famosa legge del 36%), attivando un investimento moltiplicato per almeno 5 volte da parte dei privati. Anche in questo caso, si innescò un meccanismo virtuoso che ha creato lavoro, ricchezza, fatto nascere imprese e nuove professionalità. La riqualificazione urbana diventava così uno strumento per migliorare il volto della città e far vivere meglio i suoi abitanti.
Un punto controverso: l'archeologia. Abbiamo ascoltato l'ottimo intervento di Andreina Ricci. Io vorrei ricordare che durante il Giubileo di questo tema si è parlato spesso a causa delle polemiche. Ne cito due: una riguarda proprio l'Auditorium e l'altra il famoso sottopassino di Castel Sant'Angelo.
L'Auditorium non è oggi esattamente quello che avevamo immaginato e che Renzo Piano aveva progettato. Manca tutta una parte dedicata alle attività commerciali che consentirebbe all'Auditorium di integrare il suo bilancio e le molteplici attività che oggi egregiamente porta avanti. Non fu realizzata perché fu trovato un insediamento rurale della Roma arcaica, le cui mura in cappellaccio (il tufo adoperato all'epoca) il sovrintendente archeologico si rifiutò di spostare 50 metri più in là, perché secondo lui sarebbero state addirittura "decontestualizzate". Per tale ragione si è impedito a questa grande macchina di cultura contemporanea di produrre profitti a beneficio della comunità, oltre che di vivere straordinariamente in equilibrio economico, come oggi è in grado di fare.
Per quanto riguarda il sottopassino di Castel Sant'Angelo, fu assunta una posizione invalicabile quanto assurda: personalità che ricoprivano ruoli apicali nella tutela dei monumenti sostennero che non sarebbe stato possibile completare il sottopassino perché altrimenti sarebbe crollato Castel Sant'Angelo! Figuriamoci se Castel Sant'Angelo sarebbe potuto crollare se una scatola di cemento armato - che anzi lo avrebbe consolidato - fosse stata sistemata di fronte all'ultimo suo bastione in corrispondenza del Tevere. Portando a termine quell'opera, che a causa di questo veto assolutamente illogico per il bene della città fu invece realizzata solo per metà, noi avremmo sbloccato quello che poi è rimasto un ingorgo permanente.
Tuttavia, al di fuori delle polemiche, è più importante ricordare che durante il Grande Giubileo del 2000 è stato portato avanti, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, il più grande programma di scavo, restauro e manutenzione archeologica dell'ultimo quarto di secolo a Roma: 101 interventi per 102 miliardi di lire.
Infine, le opere pubbliche. Il nostro fu un approccio pragmatico e misurato. Abbiamo realizzato anche opere di taglio medio - grande come quelle dell'Anas, che ha costruito 32 km di raccordo anulare a 3 corsie, inclusa la risoluzione dell'annosa questione del blocco dell'area dei lampadari tra Appia e Tuscolana, che fu aggirata utilizzando le complanari e creando così un doppio senso di marcia a 4 più due corsie.
Fu fatta anche la terza corsia della Roma - Fiumicino, con una spesa di 91 miliardi tratti dalle risorse del Comune Roma. Il tratto ferroviario San Pietro - La Storta, che è una delle più importanti ferrovie regionali con funzione di metropolitana costruite in Europa negli ultimi tempi. La modernizzazione dell'Aeroporto di Fiumicino. Il rinnovamento radicale delle stazioni, a partire da quelle di Termini e San Pietro.
Da ultimo, voglio ricordare il successo nell'organizzazione e dare, su questo, il giusto riconoscimento a Guido Bertolaso per il lavoro che ha fatto. La Giornata Mondiale della Gioventù a Tor Vergata è stata un'esperienza unica sotto il profilo dell'organizzazione dei grandi eventi di massa, con almeno 2 record registrati nel Guinness dei primati: il numero di bottiglie di acqua minerale distribuite e i chilometri di transenne che sono state messe in opera...
Nessun altro evento coevo ha retto il paragone con quell'avvenimento e la macchina organizzativa che lo ha reso possibile. Quando l'attuale Papa partecipò alla Giornata della Gioventù in Germania, paese tradizionalmente meglio organizzato dell'Italia, trovò un caos che certo non si verificò a Tor Vergata.
Un diverso evento ci ha lasciato l'amaro in bocca: sono le Olimpiadi di Atene del 2004. All'origine del tracollo finanziario della Grecia di oggi c'è stata anche la straordinaria disinvoltura gestionale e il buco di bilancio ereditato dalle Olimpiadi del 2004. Che furono conquistate brillantemente da Atene e in quell'avverbio io ci metto molti ricordi che qui non voglio citare.
Di fronte a questi esempi, è giusto rivendicare nell'esperienza del Grande Giubileo del 2000 anche l'appropriatezza della gestione economico - finanziaria ed il contributo complessivo che fu dato all'economia del tessuto territoriale. Da quell'evento Roma uscì più amata, più rispettata, con una immagine di buona organizzazione e di efficienza europea. E a quanti durante la preparazione del Giubileo ci ammonivano che non avremmo lasciato nulla di duraturo per la città, rispondo che quello che abbiamo costruito allora è qui ed è parte di una crescita effettiva della Capitale.
Io mi auguro che Milano dimostri una capacità simile in occasione dell'Expo del 2015, per la cui assegnazione anch'io ho contribuito con entusiasmo e impegno in seno al governo di cui ho fatto parte. Si tratta di un grande evento mondiale e l'Italia si deve mostrare all'altezza. Noi abbiamo trasmesso al sindaco Moratti il modello dell'Agenzia per il Giubileo, come organismo di coordinamento della preparazione dell'evento, ma non mi pare ci sia stata disponibilità di ricezione e che sia stata seguita invece una modalità diversa. Purtroppo, se non ci si affretta ad avviare la macchina organizzativa, anche tenendo conto di vari aspetti di cui abbiamo parlato oggi, temo che questa occasione possa trasformarsi in un incubo nazionale. Non è interesse di nessuno che accada.
Lo stesso vale per la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Tutti noi siamo impegnati perché la candidatura olimpica sia un'opportunità per dare della città una buona immagine nel mondo e per realizzare alcune trasformazioni urbanistiche delle quali Roma ha bisogno. L'architetto Firouz Galdo, che ha partecipato, a titolo gratuito, alla prima fase elaborativa dei progetti da parte della giunta Alemanno, ha proposto l'idea di un compendio olimpico con una fortissima caratterizzazione di sostenibilità ambientale imperniato sul Tevere e un parco gravitante sul fiume. Le persone che si sono riunite qui vogliono testimoniare la volontà di collaborare perché la candidatura olimpica possa fare il bene della nostra città.
Voglio concludere con la speranza che il grande lavoro che si è fatto in occasione del Grande Giubileo del 2000 rappresenti un esempio vivo, rinnovato criticamente, per le sfide che aspettano la Capitale ed il nostro Paese.