FRANCESCO RUTELLI

Verso la Costituzione europea. Il messaggio di Altiero Spinelli.

"Verso la Costituzione europea. Il messaggio di Altiero Spinelli, padre del federalismo europeo"
Roma 6 dicembre 2006
 
Intervento di Francesco Rutelli, Vice Presidente del Consiglio e Ministro per i beni e le attività culturali
 

Signor Presidente della Repubblica,
Autorità tutte, cari studenti,

ripercorrere la vicenda di Altiero Spinelli è una grande occasione per rinnovare il nostro impegno a sostenere, nel corso dell'anno che ne celebrerà il centenario, la stagione nuova della integrazione europea.
Una stagione molto difficile, come hanno sottolineato nei loro interventi il Magnifico Rettore e l'amico Montani.
Penso che il modo migliore per inaugurare l'attività del Comitato sia proprio porre in connessione la figura di Spinelli con la sfida presente del Trattato costituzionale.
In Italia, l'impegno europeista ha da sempre accompagnato la costruzione repubblicana: dalle scelte di De Gasperi, al Trattato di Maastricht sino alla realizzazione della moneta unica, prefigurata già da Colorni nel lontano 1944, nell'introduzione alla edizione clandestina del Manifesto di Ventotene.
La partecipazione e il sostegno dell'opinione pubblica, dei docenti e delle università sarà decisiva per il successo del Comitato.
Ritengo che sarebbe sbagliato ricordare la figura di Spinelli come una icona fredda e distaccata.
Il grande Socrate dalla barba bianca, lasciata così fluente in attesa del Trattato costituzionale europeo; l'uomo che temeva, come il vecchio di Hemingway, che i pescecani finissero per mangiarsi il grande Marlin catturato dopo tante fatiche.
Altiero Spinelli nacque vicino alla Camera dei Deputati, a Campo Marzio, dove un suo zio produceva cioccolata.
Fu condannato nel 1927 dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato a dieci anni di reclusione per sovversione comunista; più tardi si aggiunsero sei anni di confino.
Soltanto a cinquanta anni di distanza, dopo una breve ma importante esperienza fatta qualche anno prima come commissario europeo, giunse nelle aule di Strasburgo, dove si ritrovò a battersi come un leone per la democrazia federale europea.
Vorrei ricordare la battaglia di Spinelli proprio ai giovani che forse soltanto occasionalmente hanno sentito parlare di questo grande personaggio.
Se non ci fossero stati in Italia uomini coraggiosi e visionari, capaci di rischiare la propria stessa vita come Spinelli, Colorni, Rossi, noi oggi non avremmo la libertà né una vera democrazia. Gli ideali e i valori di questi grandi personaggi sono gli stessi ideali e valori della nostra moderna democrazia. La libertà dell'Italia è legata a doppio filo con la creazione dell'Europa e con il superamento degli egoismi nazionali.
Negli anni venti del Novecento, l'intransigente Spinelli aderì al movimento comunista e non chiese mai la grazia a Mussolini.
Tuttavia, da alcuni scritti studiati recentemente risulta che Spinelli sviluppò anche una matura autocritica nei confronti dello stalinismo, fino al punto di votare da solo un ordine del giorno che mirava ad insegnare la libertà ai compagni russi.
La libertà è stata da sempre l'idealità più profonda di Spinelli, valore difeso strenuamente, fino al confino.
Il senso della rivoluzione, e l'unico strumento per accrescere la libertà dell'individuo, era per Spinelli la costruzione di una vera democrazia federale europea. La vera discriminante tra conservatori e progressisti infatti, stando al Manifesto, era tra chi voleva la Federazione europea e chi era contrario.
Il successo e l'importanza del pensiero di Spinelli e di questi federalisti europei è stato sancito solennemente dallo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quando all'indomani della sua elezione, si è recato a Ventotene.
Nell'isola, il Presidente ha voluto rendere formale riconoscimento a quelle forze della Resistenza che, all'indomani della liberazione, credendo negli ideali federalisti europei, contribuirono alla costruzione della Repubblica italiana.
Spinelli era un uomo testardo, solitario, maieutico e mai stanco di lanciare iniziative coraggiose. Riavvicinatosi al partito comunista, nel 1976 venne eletto come indipendente nel Parlamento italiano. Nel 1979, divenne eurodeputato e proprio nel Parlamento europeo condusse la sua ultima e strenua battaglia per l'Europa politica.
Ma quelli furono anche anni di grande amarezza. Soprattutto quando il partito comunista non sostenne il sistema monetario europeo e quando il suo progetto di Trattato costituzionale, approvato dal Parlamento europeo nel 1984, affondò nelle aule delle assemblee parlamentari e dei governi nazionali. Dal canto suo, l'Italia certamente s'impegnò in senso positivo, promuovendo nel 1989, nel corso delle elezioni europee, un referendum sul mandato costituente da conferire ai deputati italiani da eleggere nell'Assemblea europea. Un referendum che peraltro raccolse il parere favorevole dell' 88% dei votanti, ma che restò tuttavia lettera morta.
Non bisogna infine dimenticare le aspre critiche all'Atto unico europeo, definito dallo stesso Spinelli come «un topolino».
Altiero Spinelli era un agitatore, un uomo sempre critico, riflessivo, un anticipatore dei tempi. Il dovere che oggi noi abbiamo verso di lui è quello di non ignorare il diffuso scetticismo nei confronti dell'Unione europea e le grandi difficoltà che l'Unione europea sta attraversando.
La globalizzazione che oggi tutto pervade suscita reazioni che inducono a sposare il «particulare», nel senso inteso dal Guicciardini, cioè alla frammentazione politica. Ci sono esigenze pressanti di buon funzionamento istituzionale nell'Unione europea. L'allargamento sino a 27 membri, infatti, non è stato accompagnato da un efficace adeguamento democratico delle strutture politico-istituzionali. La Costituzione, che tentava di rispondere a questa esigenza, non è stata approvata. Ma l'Unione europea ha bisogno di una capacità di governo, di un Ministro degli affari esteri, di un Presidente stabile del Consiglio europeo.
Lo scetticismo si combatte soltanto dimostrando che l'Europa è in grado di vincere le sfide globali, quali l'ambiente, il terrorismo, l'approvvigionamento energetico, l'immigrazione. Bisogna unire le nostre forze, e dare all'Unione europea la capacità di parlare con una sola voce nei rapporti internazionali, di gestire in futuro una comune difesa europea.
Vorrei infine ricordare che, nel corso di un recente incontro con i Ministri europei della Cultura, impegnati a stilare una lista dei luoghi fondativi della cultura e dell'identità europea, ho proposto a nome del governo italiano di inserire nell'elenco, oltre al Partenone e al Campidoglio, anche l'isola di Ventotene.
L'isola rappresenterà simbolicamente la condivisione di quei valori ed obiettivi comuni da raggiungere e difendere insieme.
Rinnoviamo l'impegno e lo sforzo verso la riscoperta delle ragioni profonde dell'Unione europea. Ce lo disse un uomo che all'inizio è stato fortemente criticato, poi riscoperto e apprezzato dallo stesso Spinelli, Jean Monnet: «L'Europa si farà attraverso le crisi che riuscirà a superare, essa sarà il risultato delle risposte che darà a queste crisi».
 
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