Il mio intervento sul rifinanziamento missioni
L'intervento in Senato sul decreto di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero
È evidente che abbia un carattere di opportunità politica la valutazione del Presidente sull'ammissibilità di un emendamento. Mi permetto però di aggiungere anche la nostra voce alla sollecitazione che le viene rivolta. Se è vero, come appare vero, che questo emendamento rientra in un equilibrio politico della maggioranza e viene accolto probabilmente per quadrare, o tentare di quadrare i dissensi emersi all'interno della maggioranza stessa, rappresentando quindi un momento di scambio politico all'interno del Governo, dobbiamo tenere conto che non stiamo ora affrontando, Presidente, un decreto-legge insignificante per il Paese.
Dunque, la riflessione che si impone a mio modo di vedere al Presidente è se questo non comporti che alcune forze parlamentari, che voterebbero a favore del decreto sulle missioni, magari anche superando alcune riserve interne, possano essere indotte - dall'introduzione di materie chiaramente ultronee e che forzano alcune sensibilità - a negare il proprio assenso alle missioni all'estero, poiché il decreto che viene configurandosi non solo assume profili estranei alla conferma delle missioni del nostro Paese a livello internazionale, ma contiene anche aspetti non condivisibili.
Quindi, c'è un equilibrio delicato, politico, nell'accoglimento di questa norma che arriva d'improvviso all'esame dell'Aula con tali modalità. Si può scegliere di trasformare inopinatamente una materia, che nel tempo e in tutti questi anni si è trattata con grande cura da parte dei Governi che si sono succeduti, affinché avesse il più largo consenso possibile a favore dei nostri militari, a garanzia della convergenza nazionale sulle missioni italiane all'estero, ma si rischierebbe - e ciò va soppesato, signor Presidente, molto seriamente - di danneggiare un bene primario comune per ottemperare a un eventuale accordo politico nella maggioranza. In tal modo, si cambierebbe però in modo profondo la natura di questo decreto e dell'unita` nazionale che su tali provvedimenti, da tanti anni a questa parte, si e` sempre conseguita. Quindi, signor Presidente, non si tratta di una decisione solo procedurale.
Se noi ci trovassimo, dopo questa eventuale decisione e la sua ratifica da parte dell'Assemblea, a constatare che a causa di tale decisione venga meno l'unità nazionale sulle missioni dei nostri militari all'estero, sarebbe davvero una grossa frittata che l'Assemblea del Senato dovrebbe fronteggiare; e penso che sarebbe un pessimo messaggio per il nostro Paese.
Sempre secondo quanto riferito, il premier avrebbe spiegato che tra processi, soldi per le parcelle degli avvocati e risarcimento Cir, mi vogliono togliere i guadagni di una vita.