"Il Consiglio comunale e il futuro di Roma"
Lettera di Francesco Rutelli a Repubblica-Roma
Caro direttore, sono stato eletto Consigliere comunale di Roma nel 1989, coronamento di un sogno. Raccolsi diecimila preferenze, nella lista dei Verdi e, all'opposizione (allora c'era la Giunta Carraro), ho trascorso 4 anni straordinari. Nel Consiglio di allora sedevano personalità importanti: Susanna Agnelli e Renato Nicolini, Antonio Cederna e Sforza Ruspoli, Alfredo Reichlin e Enrico Garaci, Goffredo Bellini e OscarMammì, Paolo Battistuzzi e Gianfranco Amendola, Enzo Forcella, Walter Tocci, Franca Prisco...
Ogni dibattito era una sfida sul futuro della città. Un solo esempio: la decisione di localizzare l'Auditorium al Flaminio, fu proposta in un emendamento firmato dai consiglieri Cedema e Rutelli, tra il'92 e il'93. Nella campagna elettorale del 2008, mi impegnai a rimanere nel Consiglio - come mi fu richiesto - anche nel caso avesse vinto Alemanno. Ho mantenuto questo impegno (a titolo completamente gratuito). Alla fine dell'anno, si usa fare commenti sulle presenze dei consiglieri: nel mio caso, è dignitosa la presenza alle sedute (quasi il 60%, il triplo del sindaco in carica), sono pochissime le votazioni (tocca alla maggioranza garantire i numeri), cerco di contribuire con proposte, come la delibera a mia prima firma sulla candidatura Olimpica, e con l'attività di opposizione.
Ma c'è un tema secondo me più rilevante: al di là delle statistiche, qual è la produttività e quali i risultati, in termini di grandi decisioni, di grandi indirizzi? Certo, con l'elezione diretta del sindaco il Consiglio - oggi, Assemblea Capitolina - ha perduto poteri. Ricordo però, nei miei 7 anni di sindaco, memorabili confronti, e scontri, in Aula sulle Varianti di salvaguardia, il Piano regolatore, la cultura, i trasporti, la trasformazione delle aziende, le politiche sociali, il commercio, l'istituzione dei Municipi. Penso sia il caso di aprire una riflessione per favorire, nelle prossime elezioni cittadine, il ritorno su quei banchi - oltre che di bravi amministratori e servitori della nostra comunità, diversi già ve ne sono - di personalità, di politici, di intellettuali, di esperti, che aiutino la qualità di un lavoro che si fa nell'interesse della Capitale d'Italia. È ancora possibile farli eleggere nell'Aula di Giulio Cesare? Mi pare un tema importante in vista delle elezioni del 2013.