Sicurezza, Sviluppo e Democrazia. Rutelli al Meeting dell'Alliance of Democrats
Intervento del sen. Francesco RUTELLI, Co-Presidente del Partito Democratico Europeo al Meeting dell'Alliance of Democrats Sicurezza, Sviluppo e Democrazia", Roma 4 ottobre 2010
Ringrazio il Ministro Franco Frattini per il suo intervento che non è stato soltanto un saluto ma un'ampia riflessione, che ha ripercorso la politica estera italiana ed europea di questi anni.
Lo voglio ringraziare anche per il riconoscimento che ha dato al nostro network dell'Alliance of Democrats, ed è per me l'occasione per introdurre i due successivi importanti interventi ed anche per riaffermare le ragioni che hanno dato vita all' "Alliance of Democrats", nata cinque anni fa. Il saluto affettuoso che ci ha portato il Primo Ministro Naoto Kan (anche con qualche parola in italiano!) testimonia il valore di questa singolare esperienza. Con Naoto Kan ci siamo incontrati quando lui era un deputato dell'opposizione giapponese. Oggi non ha voluto far mancare il suo saluto, da Primo Ministro di una delle maggiori potenze economiche e democratiche del mondo. Cosa ci ha uniti e cosa ci unisce? Perché si trovano in questa sala gli esponenti del Partito Democratico Europeo guidati da François Bayrou con gli Eurodeputati e i tanti Parlamentari nazionali, esponenti delle formazioni democratiche e liberali di tutti i continenti che partecipano al nostro network?
Ci uniscono, in particolare, gli argomenti che sono nel titolo della conferenza di oggi: Sicurezza, Sviluppo e Democrazia.
La democrazia innanzitutto. Noi pensiamo che non sia impossibile seguire una strada come quella percorsa dalla nazione del Kurdistan ed abbiamo ascoltato con emozione le parole del Presidente Barzani. "Tra poco darò la parola al Presidente Casini che è stato Presidente dell'Unione Interparlamentare e ne è tuttora Presidente onorario. Da giovane deputato, ho partecipato a una riunione dell'Unione Interparlamentare, nella quale i rappresentanti di quasi tutti i paesi del mondo si preparavano a tributare quello che nel linguaggio politico si chiama lipservice, un ipocrita riconoscimento al governo iracheno di Saddam Hussein. Mi sono rifiutato, da militante della democrazia e della libertà, di partecipare a questa assurda cerimonia perché mi sentivo vicino alla causa di un popolo senza patria, senza libertà e senza dignità, salvo quella interiore: il popolo curdo, che subiva da Saddam Hussein spaventose e atroci vessazioni. Come ci ha ricordato il Presidente Barzani, erano gli anni del terribile uso di armi chimiche, delle migliaia di vittime civili, spesso nel silenzio della comunità internazionale. Ma oggi il popolo del Kurdistan iracheno, componente decisiva di un nuovo Iraq democratico e federale, non si è abbandonato alla vendetta, ma lavora faticosamente, non senza difficoltà e contraddizioni, per la costruzione della democrazia.
Si svolgono elezioni in cui ci sono minoranze, talvolta anche combattive, che affermano i principi dello stato di diritto; si assumono impegni per il pluralismo religioso; si contribuisce alla prosperità economica di un popolo, che vuole e può contribuire alla stabilizzazione di uno Stato e di un'intera regione.
Ecco perché il concetto di democrazia per noi è un concetto vivo, non astratto, ed è legato alle sofferenze e alle aspirazioni concrete delle persone.
Saluto anche Piero Fassino, responsabile dell'Unione Europea per la Birmania, impegnato nella causa della liberazione di Aung San Suu Kyi.
Abbiamo con noi i rappresentanti dell'opposizione birmana, abbiamo il ministro degli Esteri della Thailandia, alcuni esponenti del CALD (Council of Asian Liberals and Democrats) che si battono per la causa di questa donna, che simboleggia la lotta per la libertà in Asia, e noi vogliamo esprimere oggi un ammonimento perché l'ennesimo annuncio della liberazione della San Suu Kyi non si traduca in una menzogna.
La loro azione per la democrazia è alla base della capacità di produrre benessere, stabilità e pace. Per questo intendiamo che anche le altre due parole del titolo della conferenza di oggi, sviluppo" e "sicurezza", non siano usate in modo retorico. Noi che ci siamo battuti per il sostegno ai paesi poveri e in via di sviluppo con politiche moderne ed efficaci dobbiamo sottolineare che la nostra è un'idea di sviluppo che si afferma innanzitutto attraverso la coniugazione di democrazia e libertà economica.
La liberazione duratura di centinaia di milioni di persone dalla fame e dall'oppressione della miseria può avvenire solo se lo sviluppo si coniuga con la democrazia.
Il terzo elemento fondamentale, che è stato così ben delineato nel dialogo tra il Ministro Spanta, il Presidente Barzani e il Ministro Frattini, è quello della "sicurezza". Anche qui voglio dire una parola non equivoca. Non pensiamo che la pace arrivi per concessione dell'autorità divina. La pace si conquista e si consolida attraverso le libertà democratiche e si sviluppa attraverso le conquiste economiche e sociali, ma ha bisogno degli strumenti fondamentali della sicurezza. È per questo - lo sa bene il Presidente Fini - che noi abbiamo sempre sostenuto un impegno anche militare del nostro Paese, quando indispensabile, per dare alle politiche della sicurezza quegli strumenti senza i quali resterebbe solo un'invocazione ipocrita.
La sicurezza è una componente cruciale della nostra visione e questi sono i valori che accomunano il network delle persone libere e democratiche dell'Alliance of Democrats. Tra i simboli del nostro impegno vi è certamente Aung San Suu Kyi per le lotte che ha condotto per la libertà del suo popolo, certamente lo sono tanti altri esponenti presenti in questa sala delle forze di opposizione in esilio, che sono costrette a lottare per la libertà lontano dalla propria patria.
Questi sono i valori che ci accomunano e io penso che questo sia anche l'alfabeto possibile di una grande convergenza sulla politica estera dell'Unione Europea. Sono principi che riaffermano i motivi per cui non abbiamo voluto creare un'Internazionale tradizionale, in cui si uniscono partiti politici prigionieri di comportamenti incoerenti. Abbiamo creato e vogliamo far crescere un network sulla convergenza di valori e di scelte pragmatiche.
Vi ringrazio molto e dò la parola, per il suo saluto, al Presidente Pier Ferdinando Casini.
"