FRANCESCO RUTELLI

Intervista a Repubblica: «Il comitato? No a scelte personali. I Giochi non sono solo del centrodestra»

Rutelli, sarà lei il terzo vicepresidente del comitato promotore di Roma 2020 presieduto da Pescante? Riempirà la casella lasciata libera da Alemanno?
«Se si parla di una scelta personale non sono disponibile, l´assetto della squadra olimpica deve essere il frutto di un accordo con tutte le opposizioni»

Quindi anche con il Pd e gli altri?
«Certamente».

L´elenco doveva essere concordato prima di essere steso?
«Facciamo due passi indietro. Il primo agli anni della candidatura olimpica di Roma per il 2004. Nel 96-97, noi, pur essendo in rapporti molto aspri con l´opposizione, che era rappresentata da An, concordammo dall´inizio la loro partecipazione, andammo insieme al Cio a Losanna e inserimmo diversi esponenti della minoranza nel comitato promotore. Il secondo passo porta più vicino. Alla base della corsa della città per il 2020 c´è la delibera del consiglio comunale del gennaio 2010 che porta in testa la mia firma, come segno di collaborazione. É ovvio che ogni cosa si deve fare insieme perché, se non si fa così, neanche ci si può presentare, in quanto la candidatura perderebbe di credibilità».

Agli Stati Generali di Roma, da Letta a Pescante, da Alemanno alla Polverini, tutti hanno fatto grandi offerte di collaborazione alle opposizioni. Le sembra che ci siano i presupposti perché si componga un fronte unico?
«Le dichiarazioni sono arrivate ieri, gli atti sono stati di segno opposto, tutte decisioni unilaterali. Se si vuole cambiare radicalmente l´impostazione, penso che le opposizioni si debbano far trovare prima di tutto unite e poi disponibili. Però a condizioni ben precise»

Il presidente della Provincia Zingaretti ha bacchettato il centrodestra, affermando che nella prima fase, quella della stesura del progetto per la presentazione della candidatura al Coni, c´è stata grande collaborazione, ma poi non più. Nemmeno la richiesta di un parere. "Vogliamo collaborare" ha aggiunto "ma niente strapuntini".
«Mi pare un ragionamento giusto. Si tenga conto che in quella prima fase mi fu chiesto di indicare delle personalità che potessero essere utili per il progetto. E io ho suggerito la collaborazione, a titolo assolutamente gratuito, un buon esempio forse rispetto all´aria che tira in Campidoglio, di un valente tecnico indipendente, Firouz Galdo, l´architetto tra l´altro della Galleria Gagosian, a cui si deve l´idea del parco olimpico sul Tevere che mi pare quella portante tra tutte le altre che sono state adottate. Da allora, passata la mozione, raccolti gli spunti generosamente offerti, buio, silenzio e, purtroppo, un anno perduto. Forse la designazione di Pescante non sarebbe stato difficile farla già a febbraio 2010 dando a Roma il vantaggio di un grande anticipo rispetto alle altre città concorrenti».

Sempre agli Stati Generali, anche Chiamparino, il sindaco Pd di Torino che ha ospitato i Giochi invernali, ha intessuto le lodi di Pescante. Lei che cosa ne pensa?
«Ha una grande esperienza e una sincera passione per la causa olimpica. Se la squadra sarà ben organizzata e ci sarà la concordia che finora non si è vista, ci si potrebbe rimettere sulla via giusta».

Roma 2004 fu a un passo dalla designazione. Quante chance ha Roma 2020?
«Il ritorno delle Olimpiadi a Roma dopo 60 anni è maturo. Abbiamo una capacità organizzativa e una forza nello sport invidiabili. Ma ci sono due ostacoli da superare. Il primo è quello di una macchina amministrativa capitolina oggi in grave crisi, il che esige uno sforzo di trasparenza, pulizia ed efficienza. Il secondo riguarda il mondo che è cambiato anche a livello di Cio. Ieri ho amichevolmente iniziato a fare lobbyng a favore della candidatura olimpica perché ho incontrato al Quirinale il presidente della Repubblica di Ungheria Pal Schmitt, che è anche membro del Cio e ha ricordato per primo, alla presenza di Giorgio Napolitano, la sua visita in Campidoglio in occasione della candidatura di Roma per il 2004. Lui era un campione di scherma e rientra tra i membri della storia moderna del Cio. Mentre adesso c´è una storia contemporanea in cui pesano molto di più le nazioni emergenti. Questo esige una coralità di impegno da parte di un Paese che oggi non ha certamente un governo ai massimi della credibilità internazionale».

di Paolo Boccacci per La Repubblica

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