FRANCESCO RUTELLI

Intervista al Corriere della Sera: «No al Pd con i socialisti a Strasburgo. Lanciamo noi il Gruppo Europeista»

L'ex vicepremier: nel nostro programma più slancio all'integrazione.  «Domani io dirò: non sono d'accordo, voto contro. Ripensiamoci ».

Domani lei, Francesco Rutelli, parteciperà al «caminetto» dei di­rigenti «storici» del Partito demo­cratico.
«Discuteremo l'accordo siglato a Bruxelles da Franceschini: il Pd en­tra nel gruppo socialista europeo, che non si chiamerà più Pse, ma Al­leanza tra socialisti e democratici, Asde. Mercoledì è prevista la ratifi­ca a Bruxelles e il 26 giugno in Dire­zione ».

Perché dirà no?
«La scelta simbolica di far entrare il Pd nella casa socialista in Europa è un errore capitale».
La maggioranza degli elettori non si scalda per questo.
«La collocazione in Europa di per sé non ha un'importanza fondamen­tale. Il problema è la scelta politica: significa buttare a mare tutta la novi­tà e la singolarità del Pd».

Che sarebbe?
«Una scommessa decisiva e diffi­cile: di fronte alla crisi delle sinistre creare un nuovo riformismo popola­re, cogliere il meglio delle tradizioni antiche (socialista, cattolico-demo­cratica, liberale), interpretare i nuo­vi filoni dell'ecologia e dei diritti ci­vili senza farne nuovi fondamentali­smi ».

Tutto ciò è in contraddizione con il Pse?
«I socialisti sono i più in crisi a li­vello internazionale. Non solo per i pessimi risultati elettorali, ma per­ché, di fronte ai successi conservato­ri, puntano in prevalenza su una confusa critica dell'economia di mercato. Inoltre, mostrano una cer­ta 'eurofiacchezza'».

Allora, cosa propone?
«La creazione di un Gruppo Euro­peista, contraltare di quello conser­vatore anti-europeo. Con un rappor­to privilegiato con i socialisti».

E quale programma?
«Nuovo slancio all'integrazione europea, che per l'Italia è un interes­se primario. Ed economia sociale di mercato».

Più in dettaglio?
«Massiccio investimento su ricer­ca, tecnologie, infrastrutture; nuove regole per uscire dalla crisi economi­ca, come quelle indicate da
Mario Monti; leadership su ambiente e cambiamenti climatici; creazione di una Comunità europea dell'energia; avvio dell'esercito europeo; nessun accordo con i conservatori per la rie­lezione di Barroso e per la presiden­za del Parlamento».

Non restereste troppo isolati?
«Forza Italia quando entrò nel Parlamento europeo fece gruppo da sola. An non ha avuto 'casa' per 15 anni. Il Pd, partito nuovo, può entra­re in Europa anche con un gruppo piccolo e coerente. Per costruire un ponte tra socialisti, liberali, cattolici e verdi riformisti».

Ma questo non può proprio avve­nire nel nuovo gruppo socialista, l'Asde?
«In pochi mesi nel linguaggio co­mune saremo chiamati 'i socialde­mocratici', e gli eletti ex Margherita saranno assorbiti tra i socialisti. Di­venterebbe impossibile rifiutare in Italia la semplificazione: 'Pd uguale sinistra'».

Se il «caminetto» approva l'Asde, lei che farà?
«Vedremo. Confido che non sarò solo, domani».

Ma se andrà come vuole France­schini, sarà possibile anche l'usci­ta dal Pd?
«Io conduco la mia battaglia den­tro al partito. Certo, se il Pd si conno­ta a sinistra si chiude ogni strada di crescita».

Arriverà presto anche il congres­so.
«La candidatura di Bersani, e l'ap­poggio di
Enrico Letta con l'intervi­sta al Corriere, ha aperto in anticipo la corsa».

Ci sono altri candidati in lista d'attesa. Alcuni hanno lavorato al suo fianco: Realacci, Paola Binet­ti...
«Realacci mi pare abbia posto giu­stamente la questione del profilo 'verde'. Sui nomi capiremo tutto en­tro fine luglio».

Ci sarà anche il segretario Fran­ceschini?
«Non faccio previsioni su que­sto ».

Ogni tanto lei riparla di Marghe­rita. Non c'è stata la fusione nel nuovo partito?
«La fusione c'è stata e non si tor­na indietro. Guai però a disperdere un patrimonio. Negli ultimi 6-7 an­ni, in Europa, ho collaborato con li­berali, moderati ed europeisti che hanno rifiutato l'accordo con le de­stre e con Berlusconi. Franceschini purtroppo non ha incontrato Wat­son, Bayrou, Verhofstadt e neppure Cohn-Bendit. Vogliamo gettare via tutto il lavoro, l'esperienza del Parti­to Democratico Europeo?».

Franceschini dovrebbe essere sensibile a questi temi.
«Dico solo che una parte del Pd -- ex Ds -- ha lavorato per lasciare in campo una sola opzione: l'accor­do con i socialisti. E chi ha guidato il partito per quasi due anni, assorbi­to da altre grane, non ha fatto nulla per presentare in Europa e nel mon­do la peculiarità del Pd».

Gli ex Margherita a Bruxelles hanno approvato l'accordo siglato da Franceschini.
«Per evitare
la rottura. Ripeto: io sono per un Gruppo Europeista ba­sato sui 21 nuovi deputati europei del Pd».

D'Alema ieri ha parlato di scos­se possibili in Italia...
«Le uniche scosse che vedo ri­guardano l'economia. Non vedo, purtroppo, scosse politiche. Punti di crisi del centrodestra, Lega al Nord e Lombardo in Sicilia, rappre­sentano -- per ora -- crisi di abbon­danza ».

Andrea Garibaldi per il Corriere della Sera lunedì 15 giugno 2009
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