FRANCESCO RUTELLI

Intervento sul "Riformista"

Caro direttore,  
la vittoria della gauche plurielle in Francia ha alimentato un breve soprassalto di orgoglio di sinistra. E' un orgoglio che si rivelerà effimero, perché nessun elemento fondamentale della scena francese è stato modificato: la metà degli elettori è rimasta a casa; la maggioranza degli elettori di destra ha sanzionato il governo di Nicolas Sarkozy con l'astensione; le sinistre unite non hanno recuperato voti moderati: le loro posizioni, idee, progetti erano vecchi e superati prima, e lo sono anche adesso.
 
Il mio amico Bayrou si è  fermato al 4,3%, ed è rimasto vittima della polarizzazione e dell'astensione - solo in una regione, l'Aquitania, ha raggiunto il secondo turno, e il 16,5% - confermando la criticità già emersa nelle elezioni europee, quando fu piuttosto Génération Ecologie a intercettare lo scontento progressista e un voto di opinione. François non è affatto eliminato: paga la difficoltà della sua coraggiosa contrapposizione alla destra sarkozista e alla sinistra vecchio stile. La destra ha comprato a più riprese suoi dirigenti ed eletti; la sinistra gli ha fatto uno sbarramento totale, rifiutando anche solo l'idea di un centrosinistra. Ed è tornata sui suoi passi di sempre: con i comunisti, e con i verdi (che dovranno ora decidere se confermarsi goscisti, o accettare l'approccio innovatore di Dani Cohn Bendit). Su questa via, solo una crisi verticale del sarkozismo - a sua volta minacciato dalla ripresa del voto dell'estrema destra di Le Pen - potrà aprire un varco alla sinistra, che nulla sembra voler fare, se non ripetere le sue certezze/debolezze di sempre.
Stavolta, ha incassato il frutto del malcontento senza aumentare i propri voti. Era accaduta la stessa cosa cinque anni fa, e poi aveva stravinto Sarkozy nelle residenziali e nelle legislative. Solo l'accensione di ceri anti-Sarkò, esattamente come in Italia contro Berlusconi, può far accendere la speranza delle sinistre?
 
Negli Stati Uniti, invece, dopo un periodo di gravi difficoltà, Obama ha incassato la squillante vittoria dell'approvazione della riforma sanitaria. Un successo storico, una tonificante svolta sul piano politico. Una conseguenza obbligata della polarizzazione estrema della politica americana: lo sbarramento totale opposto da parte dei repubblicani ha vanificato l'idea fondamentale di Obama, di superare lo scontro tribale tra i due schieramenti per approdare a scelte condivise in questi tempi difficili per l'economia, e avari di risultati in politica estera. Ora, tutto si giocherà sull'efficacia della riforma, così giusta nei princìpi. Se funzionerà, Obama non solo avrà tagliato un traguardo storico, ma potrà governare con il consenso. Se fallirà, inizierà il suo calvario.
 
E in Italia? Alla vigilia del voto, la polarizzazione politica non fa fare un passo al nostro Paese. La campagna dovrebbe riguardare le regioni? No, riguarda Berlusconi. Pro, o contro. Dovrebbe riguardare lavoro, sanità, imprese, infrastrutture, ambiente, turismo? No. Si parla - non in tv, perché le trasmissioni sono state bandite! - delle firme mancanti, delle procure e delle intercettazioni, delle piazze contrapposte a Roma. Si dirà: anche questa è lotta politica. Ma, anche in Italia, la polarizzazione totale sembra l'unica alternativa all'astensione. L'arma di Berlusconi (contro la sinistra). Della sinistra (contro Berlusconi).
 
E' una falsa alternativa. Io, noi, stiamo seminando un campo nuovo. Mi auguro che ognuno userà  il proprio voto per il meglio (o per il male minore). Che potremo avere più forza, dalla prossima settimana. Perché, altrimenti, è lecito vedere all'orizzonte un'ulteriore, doppia polarizzazione: politica, con la vittoria della Lega e l'aggrapparsi di Berlusconi all'irrinunciabile alleato strategico bossiano; territoriale, con una frattura irreversibile tra Nord e Sud del Paese. La nostra semina prosegue. Spero che sapremo dare agli italiani un'alternativa seria e solida rispetto al bipolarismo dominato dal populismo e dalla Lega a destra, e dall'esasperato giustizialismo a sinistra. 
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