FRANCESCO RUTELLI

Intervento su dichiarazioni Monti su Ue

L'intervento del leader di ApI e Capogruppo del Terzo Polo sull'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sugli esiti del Consiglio europeo dell'8 e del 9 dicembre 2011

Signor Presidente, è inconsueto che il Capo del Governo, all'indomani di un Vertice europeo, si rechi in Parlamento per informarlo dettagliatamente sull'esito del vertice stesso. Dalle ricerche che abbiamo fatto questa mattina sui precedenti, risulta che l'ultima volta in cui questo è avvenuto, ma vale la pena di verificarlo, è stato addirittura nel 2000, subito dopo il Consiglio europeo di Feira, quando il presidente Amato venne a riferire sulla condizione economica e sul relativo dibattito, molto delicato e critico.

Voglio anche sottolineare che la dichiarazione del Presidente del Consiglio quanto alla sua disponibilità a venire in Parlamento per rendere dichiarazioni preventive in vista di futuri vertici europei è particolarmente importante e significativa. Di questo lo ringrazio. È una prova di attenzione nei confronti del Parlamento, che spetta a un Governo che ha questa base parlamentare e questo profilo politico-istituzionale. È anche un proposito che fa riflettere su alcuni atteggiamenti che abbiamo visto in questa Aula e che sarebbero imbarazzanti in un condominio, figuriamoci nel Parlamento della Repubblica, che deve occuparsi di vicende così decisive per l'avvenire dell'Italia e dell'Europa. Credo, Presidente, che anche le valutazioni che sono state fatte sullo svolgimento di una seduta, che ha proprio questa rilevanza istituzionale, non siano state del tutto adeguate.

Presidente Monti, lei è entrato in un contesto molto difficile in questa riunione europea, con una preparazione che noi sappiamo essere stata molto accurata. Probabilmente però l'opinione pubblica non ha colto - forse nemmeno il Parlamento - alcuni aspetti di delicatezza. Penso, ad esempio, alla visita, appena lei ha ricevuto la fiducia, del primo ministro olandese Rutte, una visita minore secondo alcuni, ma molto significativa se pensiamo che proprio il Governo olandese era stato tra coloro che, negli anni passati, avevano criticato alcuni aspetti delle politiche economiche italiane nell'ambito del contesto comunitario, nei confronti del quale certamente non aiuta avere esponenti rappresentativi della politica italiana che dichiarano che gli italiani sono benestanti.

Questo proprio perché alcuni di questi Paesi europei garantiscono il rifinanziamento del debito italiano e forse hanno il desiderio di sapere, per essere rassicurati, che il Parlamento ed il Governo italiani si dispongono a delle decisioni anche impopolari. Penso che, quanto più noi ne saremo consapevoli, e a ciò che serve una seduta come quella odierna e serviranno, con una modalità asciutta, quelle che dovranno seguire in vista delle prossime scadenze europee, tanto più saremo in condizione di comprendere che l'Italia è parte del contesto europeo, dal quale gli interessi italiani non sono sganciati né sganciabili.

Dunque, che ci troviamo in una condizione nella quale affrontare nella sede parlamentare i dettagli (se si vuole anche le tecnicalità), di ciò che avviene nel contesto europeo è vitale esattamente per ciò che anche attraverso questi atteggiamenti condominiali è stato richiamato nell'Aula e che lei ha osservato giustamente. Mi riferisco al fatto che le tasse, le imprese, le famiglie, la vita reale degli italiani passano da cosa si decide in questi vertici europei molto di più che da ciò che si può propalare attraverso una ben rispettabile - siamo in democrazia - espressione di propaganda politica interna.

Non c'è dubbio che le conclusioni del vertice europeo siano state non soddisfacenti rispetto al contesto nel quale ci troviamo. È giusto dirlo. Non è un caso se le stesse reazioni dei mercati, oltre che la valutazione tecnica sulle conclusioni del vertice, diano conto di tale difficoltà. Però colgo nell'intervento di oggi del Presidente del Consiglio le direttrici di marcia sulle quali non solo l'Italia si assesta saggiamente, ma su cui è bene che l'Italia faccia la sua parte per portare il concerto comunitario.

Ho trovato appropriate e giuste le cose che il Presidente del Consiglio ha detto a proposito del significato degli eurobond ed il corretto richiamo alla continuità, su questo, con i tentativi svolti dal precedente Governo. Rientra in questa visione, come vi rientra ampiamente - lei lo ha detto con maggiore discrezione e gliene do atto, signor Presidente del Consiglio - il suo riferimento al mercato interno europeo. Infatti, se consideriamo il mercato unico con gli interessi in campo e le potenzialità che può mettere in campo per la crescita, rintracciabili nel «rapporto Monti» reso alla Commissione europea - se non ricordo male - un anno e mezzo fa, e se mettiamo assieme l'impostazione italiana - e non solo - sugli eurobond e la sottolineatura sul mercato unico come grande opportunità per la crescita che interessa tutti i nostri partner, a partire da quelli più renitenti sul nuovo trattato europeo, troviamo i significati di una prospettiva.

Peraltro, signor Presidente del Consiglio, ho apprezzato il suo inciso su una «crescita green», su una crescita verde, non di colore e non come bandiera politica (ambientalista o appartenete ad altre forze politiche che sia), ma come consapevolezza dei sentieri da percorrere per cui le materie energetiche, della corretta gestione del territorio ed ambientali possano e debbono essere una grande occasione di sviluppo - lo sottolineo - anche all'indomani delle controversie conclusioni del Vertice di Durban in Sudafrica sul clima.

Quindi, la mia conclusione, signor Presidente, è che abbiamo davanti un cammino molto difficile, ma l'Italia oggi è a pieno titolo dentro il contesto europeo che dovrà affrontare. Questo è un fatto incoraggiante, pur in una difficoltà che sarebbe irresponsabile, e per certi versi anzi impossibile, sottovalutare perché persistente, globale e perché tocca direttamente la condizione europea. D'altronde questo lo sanno bene anche gli amici del Regno Unito; essi sanno che presa una decisione soprattutto legata alle difficoltà politiche interne del Premier che non avrebbe una maggioranza nella camera dei comuni e che non avrebbe certamente una maggioranza in un ipotetico referendum sulla revisione del trattato, come su un nuovo trattato, ha fatto una scelta che ha visto essere popolare davanti all'opinione pubblica nelle prime ore, ma che ha conosciuto e sta conoscendo molte difficoltà anche sul piano interno fin dai giorni successivi. Non ci sono pasti gratis per nessuno, neppure per un ritorno di fiamma di un nazionalismo antieuropeo nel Regno Unito. Ne è consapevole lo stesso Governo a guida conservatrice britannico.

Io penso che abbia fatto bene il Governo italiano a fornire questi spunti di dialogo al Governo britannico, perché non si arrocchi su una posizione che potrebbe essere molto scomoda anche proceduralmente e onerosa negli sviluppi dell'intesa europea. Mi sono permesso di dire, Presidente, che forse varrebbe la pena anche di proporre al Regno Unito, all'indomani dell'approvazione del nuovo trattato auspicabilmente, la strada di nuove politiche di integrazione.

Mi sono permesso di suggerire la questione della difesa, in particolare. Alla presenza del Ministro degli esteri e consapevole di avere un Ministro della difesa competente, che ha svolto a Bruxelles un'importantissima funzione NATO, dico che l'Italia potrebbe farsi promotrice di una nuova fase della cooperazione di difesa e di sicurezza europea, coinvolgendo gli inglesi, nella riorganizzazione inevitabile dello strumento militare, all'interno della cooperazione atlantica, e nell'ambito delle inevitabili restrizioni di bilancio che riguarderanno anche le politiche della difesa a livello comunitario.

Si tratta di una strada per aprire dialoghi con i nostri Paesi europei che saranno inevitabilmente a geometria differenziata, ma probabilmente saggiamente, visto che avremo una geometria differenziata proprio sul trattato di cui avete discusso a Bruxelles. Quindi, la mia conclusione è questa, Presidente. Raccomando che la natura del nuovo trattato e gli aspetti procedurali consentano l'entrata in vigore, in base ad un numero non totalitario di adesioni per evitare il ricatto di un singolo Paese - si corre il rischio che un referendum indetto possa prolungarla magari di mesi - di decisioni così importanti. Segnalo che oggi il Senato discuterà la norma sul pareggio del bilancio interno. Quindi, stiamo entrando in una prospettiva europea nella quale abbiamo bisogno di velocità anche nell'assumere le decisioni. In ogni caso, è fondamentale l'idea che si vada ad un numero non totalitario di adesioni e di ratifiche di Paesi membri, rappresentativi certamente di una maggioranza qualificata della popolazione europea.

Il nostro Gruppo, Presidente, in particolare con le colleghe Contini e Germontani, seguirà con grande costanza ed attenzione il lavoro che verrà portato avanti sulla politica europea, con la consapevolezza dell'esistenza di un nuovo orizzonte. L'equilibrio dei prossimi mesi non sarà limitato a Francia e Germania. L'Italia dirà la sua. L'Italia è nelle condizioni di farlo ed è su questo che noi oggi rinnoviamo la fiducia nei confronti dell'operato del Governo.

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