FRANCESCO RUTELLI

Intervista alla Stampa: «Dopo le elezioni a destra cambierà tutto»

«Rispetto la scelta di Pier di alleanze variabili nelle regioni, ma in due casi non la condivido: non si può schierare con la destra in Campania e nel Lazio». Francesco Rutelli è seduto a un bar accanto alla Camera dopo aver fatto gli scatoloni nella sua stanza di presidente del Copasir per lasciare il posto a Massimo D'Alema, che gli subentrerà martedì prossimo. Rutelli è reduce da un colloquio con Fini, sul quale non vuole dire nulla, se non regalare qualche indizio. In queste «elezioni-truffa, politiche di medio termine camuffate da regionali», per la sua Api, è il tempo delle scelte e una di queste è il Lazio, dove a Rutelli non sarebbe dispiaciuto scegliere la Polverini. «Ma solo se invece di essere la candidata del Pdl avesse accettato di fare un'operazione civica, proponendo una giunta istituzionale bipartisan, per risolvere problemi incancreniti da dieci anni, sanità, opere pubbliche, emergenza rifiuti».
 
E appoggiare la Bonino? Neanche a parlarne?
Trovo inconcepibile che si candidi anche a consigliere regionale in Lombardia. Fa emergere che i radicali hanno come priorità il conteggio dei loro voti più che concorrere al governo di un territorio. Non ho pregiudiziali su di lei, ma la sua lettura del mondo cattolico è obsoleta e impoverisce il valore e li significato della presenza di chi ha un'ispirazione cristiana.
 
E voi avete deciso con chi stare?
Credo che domenica presenteremo una terza candidatura, non escludo sia Linda Lanzillotta, per raccogliere centomila voti. In Piemonte faremo una lista insieme all'Udc, a fianco della Presso, per lanciare un forte messaggio di centro riformatore cattolico e liberale. Nelle altre regioni andremo col centrosinistra, ma solo se i programmi ci convinceranno.
La scelta di Casini di alleanze variabili ha provocato un mezzo terremoto a destra. Ha fatto bene?
Intanto una premessa: le regionali dovrebbero affrontare i grandi nodi e il primo è la sanità, con uno stop alla presenza della politica, con la scelta dei manager delle Asl affidata ad agenzie indipendenti, che farebbe risparmiare un 20% di risorse. E questo per noi è li banco di prova. Quanto a Casini, dopo la rottura con li centrodestra, deve
dimostrare di essere in campo. E vedo che non si sta certo orientando per dare una mano a Berlusconi. Se poi misi chiede se io sia pi vicino ad esponenti moderati di Forza Italia o agli ultrà di sinistra che vogliono bloccare i binari della Tav, non ho dubbi. Trovo molto più facile interloquire con i moderati del Pdl e c'è un'area di potenziali
alleanze che prelude ad una scomposizione di questo bipolarismo fallito. Nel Pdl la guida di Berlusconi è fortissima e non tollera distinguo, tranne quelli di Bossi. Alla fine è la Lega che detta l'agenda E il caso Piemonte sarà decisivo. E' qui il nodo della rottura, non nella diatriba personale, con due degli antichi fondatori del centrodestra. Una situazione così deteriorata da mettere in discussione la stessa esistenza del loro partito unico, con esiti imprevedibili.
 
In altri termini, Casini sta tenendo un piede a destra perché guarda al dopo?
Intendiamoci: difendo la nostra intesa strategica. Aggiungo solo che per lui non è facile andare in Campania con un Pdl che non sembra avere dappertutto legami trasparenti. E anche nel Lazio non è credibile una proposta che non marchi una netta discontinuità dai cinque armi di Storace. E da quelli di Marrazzo, che hanno segnato dei miglioramenti,
ma con un tasso di decisione vicino allo zero.
 
Comunque, l'Udc è l'ago della bilancia e attira più di voi i delusi del Pd. Perché Carra, Lusetti e Bianchi non sono saliti sul traghetto dell'Api?
Non abbiamo fretta e non vogliamo essere un refugium peccatorum che accoglie scontenti e transfughi, ma attirare chi crede in un progetto politico che convergerà con l'Udc, per formare una nuova forza che punti al 15%. Oggi l'Udc è ancora una cosa diversa. Noi siamo un movimento che poggia su quattro parole: democratico, riformatore, popolare e liberale. Una forza non confessionale, in cui tanti cattolici si trovano in casa loro. Ogni giorno arrivano da noi decine di amministratori locali. Continueremo a crescere e dopo le regionali ci incontreremo con chi ha li coraggio di chiudere la porta alla sinistra giustizialista e alla destra populista e xenofoba.
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