Illustrazione Mozione su Pirateria
Intervento in Senato del 18 dicembre 2008
Signor Presidente, la ringrazio.
Questa è una materia sulla quale, innanzi tutto, vorrei sottolineare la piena convergenza che si è determinata tra i Gruppi parlamentari. La mozione n. 67, presentata circa un mese fa, è stata sottoscritta dai cinque senatori che fanno parte del Comitato per la sicurezza della Repubblica. In quella sede, infatti, abbiamo ricevuto informazioni estremamente serie e preoccupanti su un fenomeno che sta assumendo una rilevanza strategica e non soltanto regionale, ovverosia la prateria che ha colpito decine di navi commerciali nel tratto di mare al largo della Somalia.
Come sappiamo e come ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il problema della pirateria al largo delle coste della Somalia è una conseguenza della mancanza di uno Stato somalo e del prevalere drammatico delle fazioni, spesso armate, che si contendono il controllo di quel territorio e che nell'ultimo periodo di tempo hanno trasferito, per alcune organizzazioni territoriali criminali, i loro interessi economici sulla pirateria. Si tratta di un fenomeno sorprendente per la sua dimensione, che s'immaginava appartenesse ad epoche del passato ma che invece ha un'incidenza enorme sul presente. Solo per fare una considerazione essenziale, signor Presidente, oggi un numero crescente di attività commerciali evita il Canale di Suez, con conseguenze economiche rilevantissime, in primo luogo per l'Egitto, scegliendo di compiere la circumnavigazione del Continente africano dal Capo di Buona Speranza per l'insicurezza determinata da tale presenza di attività criminali.
Signor Presidente, la ringrazio.
Questa è una materia sulla quale, innanzi tutto, vorrei sottolineare la piena convergenza che si è determinata tra i Gruppi parlamentari. La mozione n. 67, presentata circa un mese fa, è stata sottoscritta dai cinque senatori che fanno parte del Comitato per la sicurezza della Repubblica. In quella sede, infatti, abbiamo ricevuto informazioni estremamente serie e preoccupanti su un fenomeno che sta assumendo una rilevanza strategica e non soltanto regionale, ovverosia la prateria che ha colpito decine di navi commerciali nel tratto di mare al largo della Somalia.
Come sappiamo e come ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il problema della pirateria al largo delle coste della Somalia è una conseguenza della mancanza di uno Stato somalo e del prevalere drammatico delle fazioni, spesso armate, che si contendono il controllo di quel territorio e che nell'ultimo periodo di tempo hanno trasferito, per alcune organizzazioni territoriali criminali, i loro interessi economici sulla pirateria. Si tratta di un fenomeno sorprendente per la sua dimensione, che s'immaginava appartenesse ad epoche del passato ma che invece ha un'incidenza enorme sul presente. Solo per fare una considerazione essenziale, signor Presidente, oggi un numero crescente di attività commerciali evita il Canale di Suez, con conseguenze economiche rilevantissime, in primo luogo per l'Egitto, scegliendo di compiere la circumnavigazione del Continente africano dal Capo di Buona Speranza per l'insicurezza determinata da tale presenza di attività criminali.
Ringrazio i colleghi che hanno sottoscritto tale mozione, anche per aver contribuito ad elaborarla, mi riferisco ai senatori Esposito, Quagliariello, Zanda, Passoni, Caforio, Compagna, Marcenaro e Carrara; successivamente il senatore Divina ed anche altri senatori del PdL hanno aggiunto documenti convergenti nella finalità della nostra iniziativa parlamentare, il cui scopo ha una fondamentale ragione: utilizzare gli ultimi giorni nei quali l'Italia siede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Purtroppo, il trascorrere del tempo ha impedito che la mozione venisse trasmessa con istruzioni esplicite al Governo perché questo in seno al Consiglio di sicurezza si pronunciasse sulla materia in base ad un indirizzo parlamentare. L'intesa che in sede parlamentare e politica abbiamo stretto con il Governo, però, ha fatto sì che l'Italia, assieme all'Unione europea e alle altre Nazioni interessate, abbia sostenuto una posizione assolutamente coerente con gli indirizzi di questi documenti parlamentari, che ora rapidamente riassumo.
Il quadro di questa minaccia al largo del Corno d'Africa è in straordinaria e gravissima evoluzione e ci riguarda. Gli episodi di pirateria non sono isolati al largo delle coste somale. Nel corso del 2008, secondo l'Ufficio marittimo internazionale (IMB) si sono verificati 92 attacchi a navi straniere a livello globale e attualmente sarebbero una quindicina le imbarcazioni sotto sequestro in acque territoriali somale e tra i 250 e i 300 i membri degli equipaggi tenuti in ostaggio. Solo nel mese di ottobre sono state attaccate 32 navi al largo dellaSomalia e, secondo dichiarazioni rese dal Ministro degli esteri del Kenya, sarebbero stati pagati oltre 150 milioni di dollari in riscatti di mercantili e altre imbarcazioni sequestrate negli ultimi mesi. Per intenderci: un ordine di grandezza di questo genere rappresenta più che le risorse di uno Stato.
Si sta creando dunque, in alcuni territori della Somalia e con alcuni collegamenti che vanno oltre quei territori, un sistema di accumulazione di risorse che ha portato rapidamente a creare una infrastruttura, anche produttiva di mezzi in grado di recare attacchi ai mercantili in circolazione al largo di quelle coste e in un raggio di molte migliaia di miglia, perché vi sono stati sequestri al largo del Kenya, davanti a Mombasa, e altri in corrispondenza di Aden. Ci troviamo dunque di fronte ad una dinamica di una estrema gravità.
Come sappiamo, vi sono varie risoluzioni adottate dalle Nazioni Unite. La risoluzione n. 1816 ha cercato di porre rimedio, ma con tutta evidenzala situazione, anziché migliorare, peggiora. Secondo analisi internazionali solo nel porto di Eyl opererebbero oggi 5.000 persone collegate alle attività di pirateria, che investirebbero i proventi illeciti nella costruzione di nuove imbarcazioni. Secondo il Royal Institute of International Affairs di Londra il principale cantiere navale somalo, «Puntland Boat Manufactoring», riesce oggi a produrre un'imbarcazione di 18 metri munita di tre motori in meno di una giornata: siamo passati dai mitragliatori ai razzi, ai missili.
Il 15 dicembre 2008 il Presidente somalo ha estromesso il Primo Ministro e l'intero Gabinetto di transizione, l'unico ad aver ottenuto un seppur fragile riconoscimento internazionale anche in seno all'Assemblea generale dell'ONU. La conferma della fiducia da parte del Parlamento federale somalo al Primo Ministro apre una ennesima crisi istituzionale.
Come sa bene il sottosegretario Mantica, che ha seguito accuratamente la vicenda, lo stesso Governo di transizione somalo, impegnato in un vano tentativo di riconciliazione nazionale, aveva chiesto l'intervento delle Nazioni Unite contro la pirateria in acque territoriali somale. A fronte di tale richiesta, il Consiglio di sicurezza aveva autorizzato una missione internazionale, sulla base delle proprie risoluzioni 1816 e 1838, in particolare per garantire la consegna degli aiuti umanitari del programma alimentare mondiale e di altre agenzie del sistema ONU in direzione del Corno d'Africa e delle sue martoriate popolazioni. La missione della NATO originata da questa legittimazione internazionale ha visto la partecipazione di quattro navi militari dell'Alleanza atlantica sotto il comando dell'ammiraglio italiano Gumiero, cui va il nostro ringraziamento ed apprezzamento, e con l'attiva mobilitazione del cacciatorpediniere «Durand de la Penne» della nostra Marina militare.
Dall'8 dicembre scorso, al fine di garantire la continuità operativa con la temporanea missione della NATO che ho appena citato, ha preso il via la prima missione navale congiunta mai intrapresa dall'Unione europea, denominata «Eunavfor Atlanta». Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato il 2 dicembre all'unanimità la risoluzione n. 1846, nella quale ha espresso forte sostegno a questa missione con comando operativo britannico.
Come già previsto dalle diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza, i mezzi navali hanno il compito di garantire la sicurezza dei convogli umanitari in transito verso le coste somale e di scongiurare qualsiasi arrembaggio anche in acque territoriali della Somalia. Le regole di ingaggio consentono anche l'utilizzo della forza in caso di evidente minaccia o impellente pericolo. Una unità militare indiana ha affondato una nave di pirati circa un mese fa e si sono registrati altri interventi preventivi: un elicottero che si è levato in volo dal «Durand de la Penne», in almeno due circostanze ha impedito altri assalti ad altri convogli nell'area marittima.
La missione attuale si compone di sei navi da guerra e tre aerei da ricognizione che devono sorvegliare una area che si estende per circa due milioni di chilometri quadrati, in cui rientra il Golfo di Aden.
Infine, su proposta di diversi membri del Consiglio di sicurezza, appena l'altro ieri, 16 dicembre, il Consiglio stesso ha approvato all'unanimità una risoluzione, la 1851, che conferma l'impegno in Somalia, anche alla luce dell'intensificarsi degli atti criminali. Mentre stiamo parlando, colleghi, si sono registrati sequestri di altre tre navi.
La mozione pone un punto politico rilevante: pur riconoscendo l'autorità esclusiva del Governo di transizione somalo sul territorio e sulle acque territoriali, così come previsto dai trattati internazionali, essa autorizza per un periodo di dodici mesi i mezzi militari coinvolti nella missione ad intraprendere qualsiasi operazione e ad utilizzare qualsiasi strumento, inclusa la forza militare, per smantellare le strutture logistiche dei gruppi di pirati, qualora (paragrafo 6 della risoluzione) il Governo somalo ne faccia esplicita richiesta al segretario generale dell'ONU.
Concludo, signor Presidente. È evidente a tutti voi e a tutti noi che ci troviamo di fronte ad una delle conseguenze più drammatiche della mancanza di un'autorità efficace in Somalia. Ricorderanno i colleghi che circa vent'anni fa le Nazioni Unite furono costrette a ritirarsi dalla Somalia. Quello fu uno dei più gravi fallimenti della comunità internazionale. Da allora ci siamo trovati di fronte ad un'esplosione di quel Paese. La nascita della pirateria con queste strutture logistiche a terra, fuori controllo (sono state sequestrate ed è tuttora sotto sequestro una nave con a bordo 100.000 tonnellate di petrolio, un'altra nave con a bordo decine di autoblindo e di mezzi militari, parte dei quali sarebbero già stati sequestrati e assunti dalle forze illegali della pirateria), ci pone di fronte ad un fenomeno di autentica rilevanza e di estrema gravità che è interesse della comunità internazionale mettere sotto controllo. È molto complesso e molte altre cose si dovrebbero dire, ma non voglio prendere altro tempo all'Assemblea che ringrazio per l'attenzione.
I problemi, estremamente complessi, sono i seguenti. Cosa succede quando c'è un ingaggio? Cosa ne è dei pirati che vengono catturati? A quale autorità internazionale o nazionale riconosciuta vengono consegnati? A quale giurisdizione vengono affidati? Certamente non possiamo immaginare di affrontare questo problema come avveniva nei secoli scorsi, ma nel pieno rispetto della legalità internazionale che tuttavia va formata, costruita sul campo, in un contesto così complesso e delicato.
È molto importante, signor Presidente, che il Parlamento, in particolare, e per questa iniziativa, il Senato della Repubblica e il Governo italiano, agiscano in piena sintonia e che lo stesso Governo riceva un input al termine di una ragionevole elaborazione. Se i colleghi sono d'accordo - ma lo diranno il senatore Esposito ed altri che interverranno dopo di me - dopo l'illustrazione delle mozioni possiamo definire un documento unitario, anche considerando che i testi depositati appena venti giorni fa sono superati dal drammatico svolgimento degli eventi cui ho fatto cenno in questa mia illustrazione.
È un tema di grande importanza, che coinvolge il dovere di proteggere le popolazioni somale, di una regione in cui mancano gli elementi basilari per la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone e in cui non c'è Stato di diritto, non c'è affermazione di legalità e il flusso di risorse così consistente derivante dalla pirateria, è ragionevole valutare vada ad alimentare non solo organizzazioni criminali, ma anche attività terroristiche.
Quindi, è un problema di enorme rilevanza rispetto al quale credo che il nostro Parlamento e l'Aula del Senato possano dare una risposta concorde ed efficace e una dimostrazione di coscienza e di concretezza particolarmente preziose.