Intervista al Corriere della Sera - Roma: «Azzerare il circo dell'Atac e voltare pagina»
Il leader dell'Api: via i consiglieri d'opposizione «L'azienda rischia il crac. E nessuno la aiuterà»
Aula del Senato, voci di sottofondo. Francesco Rutelli, leader dell'Api, ha da poco incassato la marcia indietro del governo sul nucleare ottenuta grazie ad un suo emendamento. Ma, nella testa dell'ex sindaco (dal '93 al 2001), candidato contro Alemanno nel 2008, oggi ancora consigliere comunale, c'è anche un tema molto romano: la battaglia per l'Atac. Rutelli, dal centrosinistra diversi esponenti - Michele Meta e Lucio D'Ubaldo del Pd, Riccardo Milana del suo partito - chiedono che l'opposizione dovrebbe ritirare i suoi rappresentanti dai Cda delle municipalizzate.
Che ne pensa?
«È chiaro che bisogna studiare caso per caso: la presenza nei consigli d'amministrazione da parte delle minoranze è garanzia di trasparenza, controllo e anche di concorso al lavoro comune. L'Atac, però, è una situazione decisamente a parte».
In che senso?
«Quando si assiste ad un simile disastro, se si vuole suscitare un radicale cambiamento bisogna azzerare tutto e cambiare radicalmente pagina».
Via i consiglieri di opposizione?
«Subito. Ferma restando la libertà di scelta dei consiglieri. Sarebbe una mossa coerente con il giudizio su tre anni di gestione dell'Atac da parte di Alemanno».
L'Api quante persone ha nei Cda delle municipalizzate del Campidoglio?
«Uno solo: Cosimo Dinoi, a Zètema, da sei mesi. Ma lì questo problema non si pone».
Secondo Umberto Marroni, capogruppo Pd in Campidoglio, il centrosinistra non indica nomi. Le nomine dei Cda le fa il sindaco...
«Tocca al sindaco scegliere ed è normale che i partiti indichino delle persone. È fisiologico, è sempre avvenuto ed avviene tuttora. L'importante è che i nomi siano di primo livello. Io, da sindaco, nominai all'Acea in quota all'opposizione Mario Baldassarri, uno dei più importanti economisti italiani».
Uscendo dall'Atac non si rischia di ritirarsi sull'Aventino?
«Guardi, qui non c'è nessun Aventino. Siamo molto più in basso, al Circo Massimo. Anzi, al circo...».
Il Pd Roma ha proposto in una lettera «un patto ad Alemanno per salvare l'Atac». C'è aria di consociativismo?
«Al contrario. È giusto cercare una convergenza su una delibera comunale che definisca le nuove politiche di indirizzo sull'azienda e sul trasporto locale. Serve un dibattito pubblico: ad oggi non conosciamo neppure, ufficialmente, i motivi delle dimissioni dell'ad Maurizio Basile, a parte quello che hanno riportato i giornali».
E possibili accordi sulle nomine?
«È giusto che il management lo scelga il sindaco. Di certo neppure un mago prenderebbe un'azienda con indirizzi così confusi».
Perché l'Atac è in queste condizioni?
«È la somma incredibile di vari errori: il terzo ad in tre anni, lo scandalo - o meglio la lunga fila di scandali - delle assunzioni discrezionali, gli aumenti dei costi e il taglio dei servizi visto che molti cittadini lamentano una riduzione delle corse specie in periferia. E ancora: è vero che l'accordo firmato da Alemanno coi sindacati, all'insaputa di Basile, costerà all'Atac dieci milioni in più?».
Aumento del biglietto: favorevole o contrario?
«Se ne potrà discutere solo dopo avere ridefinito la strategia e recuperato efficienza. Nessuno può pagare di più il biglietto per pagare Parentopoli».
Il tagliando chilometrico?
«Un errore. Io, da sindaco, mi opposi all'aumento del biglietto per Ostia ma soprattutto con Walter Tocci abbiamo creato i biglietti integrati su tutta la rete: bisogna incoraggiare le lunghe percorrenze, con tariffe convenienti per chi viaggia di più. Bisogna rendere competitivo il trasporto pubblico anche perché il mondo è cambiato: prima in auto si era prigionieri, oggi ci si lavora anche».
La sperimentazione delle due ruote sulle preferenziali?
«Improvvisazione pazzesca. Il traffico è rallentato da altri motivi: una tariffazione della sosta confusionaria, tra strisce blu e bianche; il lassismo su carico e scarico merci e sulle doppie file. Caricare altri utenti sulle preferenziali senza valutazione tecnica sarebbe un azzardo. Senza contare che, in caso di incidenti, le corsie dei mezzi pubblici sarebbero paralizzate».
La fusione Met.Ro-Trambus-Atac è stata giusta?
«Sì, e va ulteriormente sviluppata. Serve un'integrazione anche con le aziende regionali, visto che i problemi di liquidità dipendono dalla Regione. E fa bene il Comune a chiedere i soldi alla Polverini».
Quanto incidono i rapporti tra Alemanno e la governatrice?
«Più che una querelle, mi sembra un braccio di ferro. E questa rivalità colpisce un livello di collaborazione che dovrebbe essere essenziale».
L'Atac rischia di fare la fine dell'Alitalia?
«C'è il rischio di portare i libri in tribunale. E che nessun privato accetti di contribuire al salvataggio».
Ernesto Menicucci
«Corriere della sera», edizione romana, pagina 1 e 2
20 aprile 2011