FRANCESCO RUTELLI

Intervista al Messaggero: «Il nuovo rischio, la corruzione federalista»

Alla vigilia della presentazione del disegno di legge del governo contro la corruzione, Francesco Rutelli, leader dell'Alleanza per l'Italia, lancia una serie di proposte che il suo movimento vuole presentare per arginare quella che chiama «la questione immorale», ma anche per evitare la paralisi nelle opere pubbliche del Paese. Eccole. Non è candidabile ed è ineleggibile il politico condannato in via definitiva. Vanno sanzionate le spese elettorali infedeli rispetto a quanto dichiarato. Chi ha rubato dovrà restituire il maltolto. La classe dirigente della pubblica amministrazione dovrà essere indipendente rispetto al poter politico, recuperando la propria terzietà. Nessun manager dovrà essere nominato dalla politica, ma da un'agenzia indipendente, in base ai titoli. I revisori dei conti in ambito territoriale dovranno essere scelti dalle opposizioni delle amministrazioni locali.
 
Senatore Rutelli, lei ha lavorato sia con Balducci, che con Bertolaso. Ha mai avuto sospetti di qualche irregolarità?
«Durante i lavori del Giubileo, portati a termine con procedure ordinarie e senza un soldo distorto, Bertolaso è stato perfetto. Non credo sia cambiato. A Palazzo Chigi, Balducci era considerato il numero uno dei Lavori pubblici in Italia. Se avessi visto delle disonestà, sarei stato il primo a denunciarle. Quanto alla Protezione civile, la riforma è stata fatta dopo un decennio in cui le ordinanze speciali non furono inferiori rispetto agli anni precedenti, e dopo lo scandalo della missione Arcobaleno. A proposito, fu un'inchiesta condotta da un magistrato, Emiliano, ora diventato stimatissimo sindaco di Bari. Una storia che non dovrà più ripetersi, visto che sempre a Bari, un altro magistrato, che fino a ieri indagava sulle giunte regionali, si candida in Puglia capolista dell'ldv. Sono davvero troppi i conflitti di interesse. Perchè le toghe non fissano un codice di autodisciplina più severo?».
 
Ma la questione immorale è una nuova Tangentopoli?
«Oggi parlerei di un federalismo corruttivo. Ormai c'è un gigantesco spostamento di potere nelle periferie, ma senza controlli efficaci. Mi spiego. Fino a quando non sono stati smascherati dai giudici di Mani pulite, i tesorieri di alcuni partiti, che per vivere avevano sempre più bisogno di soldi, imponevano una tangente sulle opere pubbliche, Ora, dopo un robusto finanziamento pubblico ai partiti, il sistema è cambiato. Per capire il cambiamento, basta una cifra: il fondo per la sanità, assegnato alle regioni, viaggia verso i centodieci miliardi di euro. Questo costituisce un gigantesco terreno di diffusione della corruzione, della quale ci si sta occupando ben poco, visto che a questa tangentopoli federalista non corrispondono verifiche di qualità, nè controlli credibili nella Pubblica amministrazione. Perciò, propongo di coordinare le moltissime attività di controllo. Ora sui cantieri delle opere pubbliche intervengono una miriade di soggetti. La diffusione della corruzione impone di creare un sistema coordinato, più snello, dai comuni ai vertici dello Stato. Ecco una grande riforma da fare! Ma senza moltiplicare le verifiche burocratiche, nè la complicazione amministrativa. Da sindaco, a Roma, ridussi i passaggi per la concessione delle licenze edilizie da 26 a 5 e quel disboscamento burocratico è stato il miglior deterrente anticorruzione perchè a un aumento dei passaggi negli uffici spesso corrisponde un aumento degli episodi di malversazione».
 
Quale è la priorità per la Pubblica amministrazione?
«La capacità di non essere di parte. Per questo, dopo una lunga stagione di spoil system, con i dirigenti scelti da chi governa, occorre selezionare la classe dirigente secondo il merito. A chi governa dovrebbe essere concessa soltanto la scelta dei collaboratori più stretti. E per evitare radicamenti di potere eccessivo, va imposta l'alternanza dei dirigenti pubblici, a scadenza certa».
 
L'Api ha sfilato anche un codice etico per i politici?
«Premesso che chi ruba deve essere punito e deve sparire dalle assemblee elettive, ai partiti spetta valutare in termini di opportunità politica se candidare chi è anche soltanto rinviato a giudizio per reati gravi. Ma noi, a chi aderisce al nuovo movimento dell'Api, chiediamo anche uno stile di vita sobrio e assoluta trasparenza e tracciabilità dei redditi e delle proprietà. Non si deve aver paura di una grande operazione di pulizia. E' la condizione necessaria per restituire fiducia nella politica. Ma anche per non bloccare gli investimenti di cui ha prioritariamente bisogno il Paese. La sfiducia rischia di creare sospetti su tutto e tutti. E non è vero che tutti sono uguali».
 
Difficile però avere fiducia e lavorare con serenità  di fronte a continui episodi di corruzione...
«Certo, non c'è bisogno di osservare la politica. La gente guarda Striscia la notizia, le Iene o Report, vede mille episodi di malaffare e una perversa arte di arrangiarsi che sembra ormai la regola. Ma, ripeto, non dobbiamo piegarci alla rinuncia al cambiamento di un Paese che si sta degradando. Perciò, avanti con nuove regole e nuovi programmi. Il più grande rischio che corre il Paese è che, con i tagli alla spesa corrente, si riducano gli spazi per gli investimenti nelle infrastrutture. Stare fermi per timore di sbagliare non si può. Abbiamo drammaticamente bisogno di ammodernamento, più autostrade, più edilizia sostenibile, porti, ferrovie, acquedotti, di aggiornare le reti infrastrutturali e dell'energia. Battere la corruzione e modernizzare l'Italia sono due facce della stessa medaglia».
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