Alleanza per l'Italia presenta l'agenda per la crescita economica
Francesco Rutelli e Bruno Tabacci hanno illustrato in una conferenza stampa a Montecitorio la mozione che Api ha presentato al Senato con 23 punti politico-programmatici per favorire lo sviluppo economico e la crescita del paese.
La mozione è stata sottoscritta anche da esponenti di Pd, Udc, Mpa, gruppo misto e nelle intenzioni dei promotori c'è quella di raccogliere un consenso ancora più vasto tra Fli e senatori del Pdl. «Speriamo che la votino anche parlamentari di maggioranza», dice Rutelli. «Tremonti dice che ora le cose sono più semplici perché non c'è più la legge Finanziaria. In pochi minuti il Cdm ha approvato ieri la legge di Stabilità che verrà ratificata con la fiducia in Parlamento. Abbiamo discusso in modo disordinato e improduttivo su una serie infinita di manovre e ora pensano di risolvere tutto con il decreto Milleproroghe a dicembre, cioè ora abbiamo una finanziaria spalmata su 12 mesi che però non contiene una strategia per la crescita», ma «fa solo manutenzione con la logica disastrosa dei tagli lineari e geometrici, il caso più clamoroso è quello della riforma universitaria».
Il leader dell'Api ha criticato la finanziaria di Tremonti, accusandolo di aver fatto «tagli lineari su tutti i ministeri, mentre il Parlamento è stato completamente esautorato dalle politiche di bilancio». «L'unica riforma, quella dell'Università, che aveva previsto tagli mirati, alla fine viene accantonata per assenza di fondi» ha spiegato Rutelli. «Non si è mai discusso così tanto e in modo così improduttivo a riforme di rilancio mai attuate - aggiunge il leader dell'Api - La nostra mozione vuole sfidare il governo sulla crescita economica. È stata sottoscritta da esponenti di Udc, Mpa, Pd e Gruppo misto e punta allo sviluppo delle Pmi, all'occupazione e al sostegno delle famiglie».
Il testo della Mozione n. 1-00314
RUTELLI , D'ALIA , PISTORIO , FOLLINI , BRUNO , RUSSO , GUSTAVINO , FISTAROL , POLI BORTONE , MARCUCCI , SERRA , BIANCHI
Il Senato,
premesso che:
è necessario concentrare l'azione del Governo e del Parlamento nella seconda metà della Legislatura su riforme e provvedimenti mirati alla promozione della crescita economica;
senza riforme coraggiose, in una perdurante situazione di difficoltà per le economie occidentali, l'Italia: non sarà in grado di tornare tra i Paesi che accrescono la ricchezza, e continuerà a perdere posizioni nella competitività e nell'attrattività degli investimenti; vedrà peggiorare il tasso e la qualità dell'occupazione; vedrà crescere diseguaglianze sociali e territoriali e ridursi le opportunità di premiare il merito e la qualità; non disporrà di risorse adeguate per la modernizzazione dei servizi e delle infrastrutture; si troverà davanti alla pessima alternativa di dover ridurre il debito attraverso generalizzati ed insostenibili tagli di bilancio, oppure con ulteriori, inaccettabili aumenti della pressione fiscale;
dinamismo economico e sociale e ritorno alla crescita sono le priorità nazionali, e possono essere conseguiti attraverso decisioni condivise tra la maggioranza e le opposizioni parlamentari impegnate per l'interesse generale;
sebbene la parola futuro sia tra le più presenti nel dibattito politico, l'Italia è dominata dall'esasperazione partigiana, che produce quotidiana conflittualità ed una politica di corto respiro;
la presente mozione indica gli obiettivi principali su cui definire un radicale cambiamento rispetto all'immobilismo e ai veti che hanno impedito molte riforme nell'ultimo quindicennio ed aprire una stagione di Governo coerente con la strategia europea per la crescita da perseguire entro il 2020, che dovrà essere adottata dal nostro Paese e diventare la bussola delle politiche nazionali per il prossimo decennio,
impegna il Governo
a promuovere iniziative di competenza al fine di realizzare i seguenti obiettivi, che concorreranno a formare l'agenda per la crescita, nonché il programma nazionale di riforma per la strategia europea "per l'occupazione ed una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" nel decennio 2010-2020:
1) migliorare i servizi e le prestazioni sociali per i cittadini riducendo la spesa pubblica e bloccando l'espansionismo delle amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali. In particolare:
a) la politica deve dare il primo esempio, con il taglio del 35 per cento dei finanziamenti ai partiti politici. Vanno adottati un preciso e inequivocabile programma di riduzione entro il termine della XVI Legislatura dei centri di spesa territoriali e l'applicazione progressiva di costi standard in tutte le amministrazioni;
b) va operata la revisione dei meccanismi di spesa dello Stato (spending review), ma non sulla base di tagli lineari, che spesso provocano impatti negativi, iniquità e inefficienze, come nei comparti della cultura e della scuola. Ad ogni riduzione della spesa e degli apparati burocratici deve corrispondere una riorganizzazione funzionale, e ad ogni riforma significativa devono corrispondere puntualmente le risorse necessarie: si consideri il caso della riforma dell'università, ora all'esame della Camera dei deputati, che sebbene intenda ridurre sprechi ed inefficienze, rafforzando gli elementi di meritocrazia, rischia tuttavia di fallire per mancanza di fondi;
c) va effettuato il taglio dei margini di spreco e inefficienza nella sanità - quantificabili in circa un sesto della spesa pubblica anche a seguito dell'aumento del 50 per cento di spese per acquisti negli ultimi cinque anni - mediante accorpamento delle Aziende sanitarie locali (ASL), centralizzazione degli acquisti, ridefinizione dei fabbisogni sovradimensionati, divieto di nomina politica dei manager;
d) vanno messi in atto: il radicale disboscamento dei finanziamenti pubblici improduttivi alle imprese sino ad oggi distribuiti "a pioggia"; l'accorpamento delle Province e la ridefinizione dei compiti degli enti territoriali, con abolizione delle Province nelle grandi aree urbane;
e) il federalismo deve essere anche competizione tra le istituzioni pubbliche, perché la certezza di adeguate ed eque prestazioni per tutti i cittadini nei campi della salute, dell'istruzione e formazione e dei servizi sia anche frutto dell'esercizio di parametri concorrenziali che consentano agli utenti di scegliere i servizi migliori e comportino premi per le prestazioni più efficaci;
2) migliorare la competitività del sistema-Italia, tenendo conto che:
a) l'accelerazione delle riforme è parte di uno sforzo strategico coordinato per accrescere la competitività del Paese rispetto alle sfide dell'economia globale: è con riforme e competitività che si dà la migliore risposta alla "questione settentrionale";
b) la svolta per la "questione meridionale" va trovata nell'impostazione progettuale definita dalla Banca d'Italia nel novembre 2009; con certezza di risorse, ma spendendo quelle disponibili, finora largamente inutilizzate, per realizzare i progetti che attivino investimenti pubblici, privati ed europei e porre nel prossimo decennio il nostro Mezzogiorno - anche creando zone franche economiche - al centro della crescita del Mediterraneo;
c) la "questione giovanile" - alta disoccupazione, blocco dell'ascensore sociale, sfiducia diffusa - è diventata una drammatica questione generazionale, e non si risolve affatto con provvedimenti settoriali o assistenziali, ma con un'economia più aperta che accresca le opportunità, con particolare attenzione alla riorganizzazione delle professioni e alla formazione;
d) va consolidato e innovato il nostro ancoraggio europeo a partire dalle possibilità di sviluppo che scaturiranno dai nuovi settori del Mercato unico, indicati con precisione nel "rapporto Monti" del maggio 2010;
e) le liberalizzazioni sono urgenti, e va tradotta in disposizioni legislative la segnalazione al Governo del febbraio 2010 da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, riguardante i mercati dei servizi pubblici (postali, ferroviari, autostradali e aeroportuali), energetici (carburanti e filiera del gas), bancario-assicurativi, degli affidamenti pubblici e di tutela dei consumatori. Vanno recepite nella Costituzione le norme dei Trattati UE sulla concorrenza. Vanno rafforzate le norme in materia di servizi pubblici locali: troppi monopoli stanno spingendo verso l'alto le tariffe. La competenza in materia di reti idriche va attribuita all'Autorità per l'energia elettrica e il gas; vanno stabilite quelle per i servizi postali e i trasporti; completati immediatamente i ranghi di Consob e Autorità per l'energia;
f) è tempo di porre fine al conflitto in materia di giustizia: un'alta commissione nominata dal Governo e formata da 15 rappresentanti del Parlamento, della magistratura e dell'Avvocatura dello Stato dovrebbe identificare entro dicembre le riforme fattibili con ampia convergenza in campo civile e in quello penale entro i prossimi due anni;
g) i risparmi di spesa provenienti dalle misure citate precedentemente (si veda il punto 1) della parte dispositiva) dovranno consentire tagli mirati dell'imposizione fiscale per almeno un punto di PIL, con priorità per le imposte sul lavoro, la tassazione familiare, la drastica semplificazione, attraverso accorpamento di differenti tributi, accompagnata da riduzioni selettive di prelievo per le micro e piccole imprese. La riforma del fisco per il recupero dell'insostenibile evasione ed elusione risponderà a principi di contrasto di interesse tra contribuenti, ed esige coinvolgimento e collaborazione da parte delle categorie professionali interessate;
h) il futuro Ministro dello sviluppo economico sarà chiamato a coordinare le azioni prioritarie per i nostri comparti manifatturieri - che con le esportazioni oggi sorreggono la pur debole crescita del PIL - promuovendo le capacità del made in Italy, le produzioni di qualità, il settore energetico e i comparti innovativi. Il Governo deve imporre una riforma della governance del turismo - primo settore produttivo nazionale aggregato, e volano indispensabile per la valorizzazione e la fruizione del nostro patrimonio storico-artistico, archeologico, paesaggistico e per le produzioni tipiche dei territori - che oggi è frammentata in modo fallimentare: la strategia competitiva deve tornare allo Stato, restando alle Regioni la programmazione e agli enti territoriali la gestione;
i) non c'è progresso senza miglioramento della scuola, dell'educazione, della conoscenza: ma più che di continue riforme che riformano altre riforme, c'è bisogno di una stagione di buone direttive, investimenti in innovazione e buona amministrazione;
l) un Paese si addormenta se non si creano nuovi prodotti, nuovi processi, nuovi servizi; vanno orientati e coordinati gli investimenti pubblici per la ricerca, con priorità ai settori dell'innovazione energetica e delle tecnologie; va condivisa un'agenda del digitale per Internet veloce e i servizi di e-government: la rete di nuova generazione per le comunicazioni elettroniche va realizzata subito, per coprire l'intero territorio nazionale, secondo le proposte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
m) il Governo deve presentare entro due mesi alla Conferenza Stato-Regioni, alla Conferenza unificata e al Parlamento un programma preciso sulla realizzabilità delle piccole, medie e grandi infrastrutture ed opere pubbliche progettate ed avviate, e per incentivare la finanza di progetto; i casi complessi vanno affidati ad uffici di missione guidati da commissari ed integrati con rappresentanti degli enti territoriali;
n) l'economia verde ha grandi potenzialità nei settori della logistica e dei trasporti, dell'efficienza energetica nell'edilizia, delle nuove tecnologie per le fonti rinnovabili. La concentrazione di questi fattori - indispensabili per centrare gli obiettivi vincolanti concordati in sede europea, e per la conquista di nuovi mercati - riguarda fortemente le città, motori dello sviluppo sostenibile. Ma occorre che la regolazione sia resa chiara, semplice, e soprattutto omogenea. L'Italia deve porsi all'avanguardia per migliorare l'ambiente e conquistare i mercati che si apriranno con la direttiva 2010/31/UE, che imporrà nell'arco di un decennio la costruzione di edilizia a zero emissioni;
o) va istituita una commissione composta da 10 personalità indipendenti (economisti, tecnologi, scienziati) che entro quattro mesi metta a disposizione del Parlamento un parere pro veritate sulla fattibilità economica e tecnologica della proposta del nuovo nucleare italiano;
p) la competitività da ritrovare e la coesione nazionale dipendono da due altri fattori principali: 1) il contrasto della corruzione, per cui è urgente la presentazione del disegno di legge governativo e l'approvazione di una legge che contenga proposte già avanzate da numerose forze parlamentari, nonché l'applicazione amministrativa delle principali raccomandazioni contenute nel Rapporto di valutazione sulla corruzione in Italia del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) del Consiglio d'Europa, approvate nel luglio 2009; 2) la crescita della produttività, che è anche condizione per attrarre investimenti esteri, attraverso nuove regole per le relazioni industriali che tengano conto dell'esperienza di Pomigliano d'Arco e modelli contrattuali che sviluppino la contrattazione decentrata di secondo livello e coinvolgano i lavoratori nei risultati dell'impresa; l'effettiva premialità per la responsabilità e il merito anche nelle amministrazioni pubbliche; un nuovo codice del lavoro semplificato, anche sulla base delle proposte del disegno di legge Senato 1873;
3) un nuovo ordine liberale e il tessuto civile dell'economia. In proposito, occorre tener conto che:
a) le relazioni tra le persone, l'intraprendenza diffusa e il ruolo delle famiglie sono stati gli assi portanti delle stagioni d'oro della crescita italiana. Il nuovo Governo del Regno Unito ha proposto una formula denominata "Big Society"; ma l'Italia ha sperimentato nel dopoguerra una via originale dell'economia sociale di mercato: con difetti e importanti pregi. Oggi, molti pregi stanno svanendo: per i pesi insostenibili che gravano sulle famiglie, per le difficoltà concorrenziali delle nostre piccole imprese, per la diffusione, non solo in ambito politico-amministrativo, di illegalità e corruzione, per le gravi disfunzionalità ed inefficienze delle amministrazioni pubbliche;
b) un nuovo ordine liberale per l'Italia del XXI secolo impone: di mettere doveri di cittadinanza e diritti sullo stesso livello; un paziente e diffuso recupero di efficienza nella pubblica amministrazione; un equilibrato rapporto tra i poteri dello Stato secondo le previsioni costituzionali (Governo forte, Parlamento forte, ordine giudiziario indipendente e non politicizzato, autorità di garanzia e controllo indipendenti); investimenti certi, mezzi moderni ed efficacia organizzativa per i corpi addetti alla sicurezza interna, in particolare per il contrasto delle mafie e del crimine. Il tessuto civile dell'economia è necessario per la coesione sociale ed anche per l'esistenza di una moderna economia di mercato; esso valorizza le esperienze non profit e del "terzo settore"; deve basarsi sulla ripresa competitiva dei sistemi, dei distretti, delle filiere, delle piccole e medie imprese;
c) il ciclo sociale ed esistenziale delle famiglie italiane riceve la spinta positiva dell'allungamento della vita umana, che schiude anche la possibilità del contributo attivo alle nostre comunità da parte di milioni di anziani. Ma mancano risposte e sostegni adeguati e concreti a fronte di trasformazioni dirompenti quali la fine della stabilità occupazionale, la crescita della povertà specialmente nel Sud, il manifestarsi delle malattie degenerative e della non autosufficienza tra gli anziani, la diffusione di droghe, alcol e nuovi disagi tra i giovanissimi, l'afflusso indispensabile e le difficoltà di integrazione delle persone immigrate. Questi cambiamenti profondi hanno bisogno di misure coordinate e innovative su basi di sussidiarietà: non solo di sostegni economici e fiscali, ma di nuove soluzioni organizzative, informative e formative. Non si conosce l'economia e la tecnologia di domani, ma si devono prevedere le esigenze delle famiglie, le conseguenze della crisi demografica, le fragilità dei ragazzi e degli anziani di domani;
d) ripensare il fisco a misura di famiglia e per incentivare la natalità, migliorare e diffondere i servizi che consentano alle donne di poter lavorare senza rinunciare alla maternità (o doverla spingere troppo avanti negli anni) significa accrescere il tasso di occupazione, accrescere il PIL, migliorare la qualità del lavoro: il Governo dovrà presentare al Parlamento entro sei mesi un concreto "progetto-famiglia 2020".