FRANCESCO RUTELLI

Intervista alla Stampa

Il leader di Api, Francesco Rutelli non ha dubbi: «II Paese non riesce a uscire dalla paralisi della contrapposizione: curva nord contro curva sud, Guelfi contro Ghibellini. Le urne detteranno le condizioni perché una nuova aggregazione provi a cucire una prospettiva politica diversa». 
 
Cosa emergerà  dal voto regionale?
«Ci sarà uno spostamento a destra della coalizione. E con la vittoria annunciata della Lega dal quartetto iniziale BerlusconiBossi-Casini-Fini si passerà al Bossi-Berlusconi. E l'Italia arriverà alla celebrazione dell'Unità divisa come non mai: se sarà la Lega a stravincere, prevedo un patto di potere Bossi-Berlusconi. Un incrocio sciagurato di devolution e presidenzialismo».  

La pensa così anche Gianfranco Fini?
«Lo Stato si sta sfasciando e Berlusconi vuoi dare l'illusione che un presidente eletto sovrapposto ad un sistema che non funziona riesce a farlo funzionare. E' necessario, invece, rafforzare sia il governo che il Parlamento e, soprattutto, le amministrazioni pubbliche, questa è la riforma...».  
E ci si arriverà  a suo modo di vedere...
«Con questo conflitto totale sarà impossibile fare una riforma sulla giustizia che metta al centro il cittadino. Anche perché la giustizia non si regola sul filone pro o contro Berlusconi ne con le leggi ad hoc. La misura del paradosso in cui vive il Paese è data dal Csm che indaga sugli ispettori del ministro Alfano, che indagano sulla Procura di Trani che a sua volta indaga su Berlusconi, che a sua volta...Sa qual è la verità?..Che la sfiducia verso la politica poggia su tre pilastri: scontro continuo, sfascio amministrativo, corruzione diffusa».  
 
Lei dice che il bipolarismo è finito ma per anni lo ha rafforzato con la Margherita...
«Sono testimone dell'irreparabilità di questa crisi. Mentre nel mondo i due poli si affrontano al centro, in Italia si scontrano agli estremi: a sinistra si arriva al giustizialismo, a destra al populismo associato al leghismo. Eppoi, la Margherita, per certi versi, era chiamata a concludere questa stagione dell'ex Ulivo con la nascita di un nuovo soggetto che, però, non ha mantenuto fede all'impegno iniziale. Cosi continua questa infinita transizione: si è passati da una fase dove solo la Dc poteva governare ad un bipolarismo che ha solo illuso la sinistra di poter governare».  

E come pensa di uscirne con Alleanza per l'Italia?
«Facendo crescere una nuova leva di politici, che oggi non ci sono. Il guaio è che sia da una parte che dall'altra siamo tutti post qualcosa. E la responsabilità di noi cinquantenni è quella di far uscire l'Italia dall'impazzimento di questo sistema».  
 
Lei insieme a Casini e Fini?
«Con Fini ci sentiamo per ragioni istituzionali, con Casini perché condividiamo la volontà di costruire un'alternativa. E in Piemonte sperimentiamo una lista in cui i candidati di Api sono assieme all'Udc per la Bresso. Per fare la Tav, per far crescere un modello di governo che ha guidato le grandi trasformazioni di Torino e del Piemonte».  
 
Ha in mente di resuscitare la Margherita?
«Ad aprile partirà una realtà nuova e sarà un soggetto molto più vasto».
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